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Perché il terziario l’ha sfangata meglio dell’industria

In Italia i lunghi anni di crisi hanno colpito il settore dei servizi meno dell’industria. A quasi sette anni dall’avvio della prima recessione oggi il valore aggiunto dei servizi registra 4 punti in meno, mentre il numero degli occupati è sceso di 210 mila unità, meno della metà degli occupati persi dall’industria.

Nell’ultimo trimestre del 2014 il numero degli occupati nei servizi è cresciuto di 138 mila unità rispetto allo stesso trimestre del 2013, contro i 66 mila dell’industria. Nel macro comparto dei servizi è interessante osservare l’andamento dei cosiddetti settori business related, ossia di quelli più legati al comparto manifatturiero, in quanto in grado di influenzare sia la qualità, sia l’efficienza delle attività produttive delle imprese manifatturiere. In Italia il complesso di questi settori genera 585 miliardi di euro (pari al 40,2% del valore aggiunto complessivo) un valore che tra i principali paesi europei non ha eguali.

Il raggruppamento delle imprese business related in Italia (al netto delle imprese finanziarie e assicurative) conta circa 1,4 milioni di aziende e occupa più di 3,5 milioni di addetti. Il maggior numero di imprese (più di 700 mila) e di addetti (quasi 1,2 milioni) si osserva tra le attività professionali. Le imprese fornitrici di servizi più direttamente attivati dall’industria (come i call center) sono circa 202 mila; esse risultano caratterizzate da valori molto bassi degli indicatori di produttività (17 mila euro di valore aggiunto per addetto), investimenti e capacità di produrre innovazione.

In Italia il 16,2% dei costi sostenuti dalle imprese manifatturiere riguarda l’acquisto di servizi (per la maggior parte acquistati da fornitori domestici). Quasi la metà di questa spesa (46%) riguarda l’acquisto delle attività svolte dai call center, i servizi di imballaggio, il recupero crediti, l’organizzazione di fiere nonché la gestione dei rapporti con la PA. La spesa per questi capitoli è più alta in Germania e Francia (56 e 67% rispettivamente dei costi sostenuti per i servizi), mentre la Spagna si colloca su livelli analoghi all’Italia.

La domanda di servizi da parte delle imprese è ovviamente correlata con l’andamento della produzione industriale. Questo legame risulta particolarmente evidente in Italia e in Germania. Fatto pari a 100 l’aumento della domanda di prodotti manufatti si osserva una crescita del volume di produzione interna di servizi del 27,3% in Italia e del 29,3% in Germania.
L’Italia si caratterizza per una maggiore attivazione, rispetto alla media degli altri paesi, di servizi di trasporto. Ad attivare il maggior volume di servizi sono soprattutto il comparto alimentare, bevande e tabacco, la metallurgia e la meccanica.

L’analisi integrale si può leggere qui: http://www.bnl.it/SupportingFiles/Focus_n_09_06_marzo_2015.pdf



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