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Perché il redivivo Sarkozy festeggia

Anche nel 2015 la Francia pensa al proprio futuro guardando al suo passato. La vittoria di Nicolas Sarkozy e dell’Ump alle départementales di domenica dimostra che il centrodestra francese è ancora vivo, che c’è una grande area neo-gollista e moderata alternativa alla sinistra e al Front National, pronta a rimettersi in carreggiata per ambire – legittimamente o forse sarebbe meglio dire “repubblicanamente” -, alla guida del Paese nel 2017.

Non a caso dopo i primi exit poll l’ex Presidente ha parlato di alternance en marche – alternanza in marcia – per dare slancio alla sua campagna, che ha riunito il partito dopo le lotte intestine tra Copé e Fillon, recuperando anche i moderati dell’Udi.

Se nel 2007 Sarko aveva giocato la carta della rupture, del nuovo e della svolta liberale anglofila – in Francia direbbero “orleanista” – per convincere gli elettori a votarlo, ora il leader neogollista si trova tra due fuochi: i Socialisti, al Governo ma mai così in basso nel gradimento degli elettori; e il Front National di Marine Le Pen, lontano da logiche governiste – e per questo con ancora più appeal per una consistente fetta dell’elettorato – ma anche dai valori fondanti della République.

Il circa 30% ottenuto al primo turno delle départementales è una buona base per recuperare anche quel 49% di francesi che si sono astenuti, disertando le urne. Sarkozy ha escluso accordi con Marine Le Pen al secondo turno. D’altronde chi ha visto in tv su France24 il dibattito post-elettorale in cui l’eurodeputato e storico dirigente del FN, Bruno Gollnisch, è stato massacrato da un gollista al suo fianco, non poteva aspettarsi altro.

Vero è che i gollisti, a differenza del premier Manuel Valls, non hanno dato mandato ai loro elettori di votare “comunque un candidato repubblicano” per escludere Marine Le Pen. Ma si tratta di una strategia per indebolire entrambi i rivali in vista del secondo turno.

Ora, Nicolas Sarkozy è sensibilmente più vicino a realizzare quanto messo in opera da alcuni illustri predecessori. Napoleone e Charles de Gaulle per esempio. Tornare al passato per plasmare il futuro. Questa la lezione, ormai storica, della Francia.



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