Devo confessare apertamente che Matteo Renzi ha le sembianze, sia fisiche che caratteriali, del romano di adozione Cesare Borgia, soprannominato il Valentino, italiano e capitano generale delle armate, figlio di un cardinale, Rodrigo Borgia, poi divenuto Papa Alessandro VI. Grazie alla bolla papale emanata, Cesare, ancora bambino, fratello di quella Borgia che avvelenava i nemici, ottiene numerosi benefici che gli permettono di avere un futuro roseo.
In tenera età, Borgia diventa protonotario apostolico, dignitario della Cancelleria pontificia, rettore di Gandìa, arcidiacono di Altar e Jativa. Ottiene la Prebenda e il Canonicato sulla Cattedrale di Valencia, diventa il tesoriere della cattedrale di Cartagena, arcidiacono della cattedrale di Terragona, canonico della cattedrale di Lerida e ottiene la Prebenda sulla cattedrale di Majorca.
La sua carriera politica, grazie al padre Papa, ha un fulgore inusitato. Spietato con i nemici che intralciavano la strada italiana fatta di conquiste di città e territori toscani e romagnoli.
Quando morì il suo babbo Alessandro VI, e dopo il breve Pontificato di Pio III, diventa Papa Giulio III, proveniente da una famiglia nemica dei Borgia. Il Papa, dopo avere tolto il ducato romagnolo a Cesare, lo fa arrestare e imprigionare presso Castel Sant’Angelo. Questo però riesce a evadere la fortezza, rifugiandosi a Napoli. Nella città campana il Valentino (così chiamato per il suo ducato di Valentinois) si riorganizza per tentare di riconquistare i territori perduti, ma presto il Papa si accorge della situazione e lo fa deportare, con l’aiuto del re Ferdinando di Aragona, in Spagna. Nel 1506 riesce nuovamente a evadere, trovando riparo in Navarra, regione controllata dal cognato Giovanni III d’Albret.
Cesare Borgia muore il 12 marzo 1507, mentre tenta l’assedio della città di Viana, all’età di trentadue anni. In letteratura è inoltre noto per aver ispirato a Niccolò Machiavelli la figura della sua opera più celebre, Il Principe. Tutti lo abbiamo letto e apprezzato in giovane età il machiavellico romanzo, e oggi appare come curiosa storia molto molto attuale e quasi calata sul giovane toscano nostrano Presidente del Consiglio.
Vorremmo che Renzi fosse dotato di altre virtù, che non ci appaiono: concretezza saggia di tradizione politica, passione e intelligenza, voglia di fare e capire il popolo italiano. Che cogliesse il clima di equilibrato sistema politico di cui ha bisogno il nostro Paese, senza estremismi ideologici, emozioni politiche arroventate, vendette generazionali. Il sogno di un’era pacifica, dello smantellamento di un anacronistico duello continuo culturale che contrasta qualsiasi sviluppo economico, fatto di assalti barbarici ad un potere nefasto che porta l’Italia lungo un declino inarrestabile.