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Ronaldo, Messi, Beckham. Quando gli affari non vanno nel pallone

Negli anni 90 li chiamavano ricchi scemi. La figura del calciatore-imprenditore era agli albori e le truffe erano piuttosto frequenti. Impossibile, tanto per fare un nome, dimenticare il raggiro ai danni di Roberto Baggio, che, assieme a varie stelle dell’epoca (Costacurta, Carrera, Sebastiano Rossi ecc.), investì 7 miliardi delle vecchie lire in una miniera di marmo nero in Perù. Ovviamente il giacimento non esisteva e i soldi (più di 80 miliardi!) sparirono in una banca caraibica, per non ricomparire mai più.

Oggi però i tempi sono decisamente cambiati. Anzitutto i calciatori (quelli forti s’intende) hanno visto crescere i propri guadagni in maniera esponenziale. E poi anche il ricco s’è fatto furbo: basta gestione fai da te del patrimonio, meglio affidarsi a procuratori esperti, gente che da del tu al mondo degli affari. Certo, qualche scivolone c’è ancora come dimostra la vicenda Buffon-Zucchi. Il portierone della Juve e della Nazionale entrò come azionista principale nel 2014 ma ora, ad appena un anno di distanza, le cose vanno tutt’altro che bene. Serve un aumento di capitale da 26,5 milioni, mica noccioline… E Super Gigi nicchia perché i soldi investiti in trapunte e piumini cominciano a essere troppi anche per lui.

L’elenco di chi guadagna bene extra calcio è però decisamente lungo. In particolare sono i big stranieri a muovere più soldi, su tutti, ça va sans dire, Cristiano Ronaldo e Lionel Messi. I due “mostri” di Real Madrid e Barcellona (redditi annuali, rispettivamente, di 53 e 47 milioni di euro) hanno deciso di puntare sul caro e vecchio mattone anche se, visti i complessi in questione, viene il dubbio che si tratti di oro. CR7 sta costruendo un resort di lusso sull’isola di Madeira, roba da decine di milioni su 10 ettari (già comprati) di terreno: un dilettante rispetto a Messi, impegnato in un progetto ciclopico da 80 ettari di residenze esclusive, con tanto di spiagge private, campi da gol e perfino un eliporto.

Il futuro però si chiama web e i calciatori, ovviamente, ci si sono già tuffati. Van Persie, Fabregas ed Henry hanno investito sulla Grabyo, start-up londinese impegnata nella condivisione di video sui social, Mata ha fondato la Perso.na, aggregatore di siti, Facebook e Twitter, lo stesso Ronaldo ha comprato quote della Mobitto, app per telefonia mobile creata con altri imprenditori portoghesi. E poi c’è il mondo dell’immagine, vera e propria miniera d’oro: chiedete a Ronaldo (il brasiliano) che, con la sua 9ine, fa la voce grossa sul mercato brasiliano o a Neymar, curatore di diritti d’immagine per sportivi e cantanti con la NR Sports. I veri fenomeni però, almeno nel mondo degli affari, sono i coniugi Beckham. David e Victoria fanno soldi praticamente con tutto: show, immagine, moda, tutto ciò che toccano diventa glamour e il conto in banca sorride.

E poi ci sono gli “estrosi”, gente tipo Debuchy (ha comprato il 50% della Billiards Toupet, fabbrica di biliardi e calciobalilla) o Asprilla (l’ex Parma si è tuffato nel mercato dei preservativi), passando per Recoba (impresa di Taxi), Muller (cavalli da corsa) o Koscielny (fabbrica di fisarmoniche!). Sono lontani, insomma, gli anni delle truffe miliardarie, quelle in cui i calciatori perdevano soldi in fantomatiche finanziarie (è il caso di Mancini con la Cofiri, ma anche di Tassotti, Donadoni e Giovanni Galli con la Salimi) o in commerci vari (Brocchi, Vieri ecc.). Oggi il pallone va di pari passo con gli affari tanto che, giocare a calcio, è diventato quasi secondario.


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