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Che cosa cela la sparatoria di Ferguson

Non si ferma la spirale di violenza a Ferguson, nel Missouri. Poco dopo la mezzanotte di ieri, due agenti sono stati raggiunti da alcuni colpi di arma da fuoco esplosi durante una manifestazione davanti al dipartimento di polizia.

LA RICOSTRUZIONE DEI TESTIMONI

Secondo quanto riferito da una fonte di polizia al St. Louis Post-Dispatch le vittime di 32 e 44 anni, le cui condizioni sarebbero «molto serie» per le ferite riportate rispettivamente al viso e alla spalla, apparterrebbero uno alla Contea di St.Louis e l’altro al Comune di Webster Groves. I testimoni hanno raccontato di aver udito tra i 2 e i 4 spari, provenienti da un gruppo di case su Tiffin avenue all’incrocio con West Florissant avenue. I due agenti non sarebbero, in ogni caso, in pericolo di vita e sembravano essere coscienti quando sono stati soccorsi e trasportati in ospedale con l’ambulanza.

L’EPISODIO DI MICHAEL BROWN CHE HA SCATENATO LA SPIRALE DI VIOLENZE

La sparatoria è avvenuta poche ore dopo le dimissioni del capo della polizia della città di Ferguson, Thomas Jackson, chieste a gran voce dalla comunità afroamericana dopo l’uccisione avvenuta lo scorso 12 agosto del giovane nero Michael Brown, freddato da alcuni colpi di pistola dall’agente Darren Wilson nonostante fosse disarmato. Episodio che scatenò, nei giorni successivi, atti di violenze e un’ondata di rabbia e indignazione in tutta l’America che non si è mai del tutto placata in questi mesi, tanto da spingere una folla di circa 200 persone a radunarsi ieri sera davanti alla sede del dipartimento di polizia di Ferguson per una protesta apparentemente pacifica. Apparentemente, perché ad un certo punto qualcuno ha aperto il fuoco colpendo i due agenti.

IL MONITO LANCIATO DA OBAMA

Lo stesso Obama, durante le celebrazioni per il ricordo dei 50 anni dalla marcia di Selma, in Alabama – che cambiò la storia dei neri d’America con a capo Martin Luther King – aveva lanciato un monito molto chiaro: «Ci sono altri ponti da attraversare», nella consapevolezza che «basta aprire gli occhi per sapere che la storia razziale di questo paese getta ancora un’ombra lunga su di noi». «Selma è uno dei posti che ha definito il destino di questo paese. Se Selma ci insegna qualcosa è che il lavoro non è mai finito» aveva affermato il presidente degli Stati Uniti rivolgendosi ad una platea tra cui figuravano proprio i genitori di Michael Brown. «Dobbiamo riconoscere che il cambiamento dipende da noi, dalle nostre azioni, da quello che insegniamo ai nostri figli. Con questo sforzo possiamo assicurarci che il nostro sistema giudiziario funzioni per tutti, non per alcuni» aveva concluso.

IL RAPPORTO SUGLI ABUSI DELLA POLIZIA DI FERGUSON SUI NERI

Ma quella di Thomas Jackson è solo l’ultima testa a cadere dopo la pubblicazione del rapporto shock del Dipartimento di giustizia americano che, dopo mesi di indagini, ha accusato il dipartimento di polizia di Ferguson e altre istituzioni municipali di aver adottato comportamenti razzisti e reiteratamente discriminatori nei confronti della comunità afroamericana. Stando ai contenuti del dossier riportati da New York Times e Washington Post, «le pratiche della polizia nella città sono orientate più dalla ricerca di profitti che non dal tentativo di garantire la sicurezza in città. Per esempio – si legge -, la polizia usa i mandati di arresto per costringere le persone a pagare una cauzione per uscire dal carcere».

USO DI VIOLENZA E PRATICHE DISCRIMINATORIE

«Il tribunale amministrativo della città è parte del problema perché è gestito dal capo della polizia». Secondo il rapporto, il tribunale stabilisce multe e sanzioni troppo severe che violano i diritti dei cittadini. La polizia usa metodi violenti e compie abusi di potere in maniera sistematica. «Gli agenti sono inclini a interpretare l’esercizio del diritto di libera espressione come disobbedienza, movimenti non aggressivi come minacce, casi di disagio mentale o fisico come azioni aggressive», afferma il rapporto.

Secondo quanto riportato dal dossier, le politiche discriminatorie verso i neri sono la norma: «anche se formano il 67% della popolazione di Ferguson, sono il 93% delle persone arrestate tra il 2012 e il 2014, sono l’85% delle persone fermate dalla polizia per violazioni stradali e il 90% delle operazioni in cui la polizia ha usato la forza ha coinvolto una persona nera». Analizzando le e-mail scambiate dagli agenti, inoltre, il ministero della Giustizia ha constatato che la polizia usa frasi offensive contro i neri in maniera sistematica.

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