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Tre mesi di vacanza d’estate sono troppi

Secondo il Ministro Poletti tre mesi di vacanza d’estate sono troppi. I suoi figli, badate bene, ogni estate hanno spostato casse al mercato.
Eccolo, spiegato in due parole, il calvinismo, tutto in salsa cooperativistica, dell’Emilia produttiva e fattiva. Una terra che è un orrore di aridume e di aridità. Provate ad andare tra Vignola e Maranello, tra Castelvetro e Castelnuovo, a Zola Predosa o a San Lazzaro di Savena. Troverete uomini che intercalando un “poche palle”, uno dopo l’altro, hanno scambiato la vita per il lavoro. Dentro a magazzini alti al punto da lasciare i piedi nel freddo gommoso della pianura padana. Con le dita che escono dai guanti, dalle canne mozzate, che non hanno mai aperto un libro.
La scuola, con i suoi nove mesi, se tre mesi di vacanza d’estate sono tanti, a maggiore ragione è troppo lunga. Perché non fare sei mesi sui banchi e sei al banco? A tornire o fresare qualche disco di acciaio. Più mandrini meno malandrini, no Poletti?
Oppure, se l’etica fattiva deve suonare dentro alle canne dell’organo cooperativistico agroalimentare, – Più mandarini che malandrini, vero Poletti? – O, ancora, – Più casse che scaszo -. L’ “sz” è d’obbligo per tenere in conto il magnifico accento emiliano.
Chi la scuola – media o superiore – la concepisce e l’ha concepita come una professione, studiando ogni giorno, alla fine dell’anno ha bisogno di riposo e di poter scegliere come riposare. Non ha bisogno che il collettivo gli indichi una strada. Può decidere liberamente se languire davanti a un televisore, se pomiciare tutti i giorni, se farsi un viaggio per il mondo.
Per Poletti, il ministro, invece: – Si potrebbe fare formazione. Non troverei niente di strano se un ragazzo lavorasse tre o quattro ore al giorno per un periodo preciso durante l’estate, anziché stare solo in giro per le strade -. Che è il choosy della Fornero raccolto, tornito e confezionato.
Il problema dell’establishment è che ha perso l’autorità per farlo. Il problema di questi ministri, diventati pezzi delle istituzioni senza consenso popolare, è di aver perso il contatto con la realtà. Di basare regole generali su esperienze particolari, addirittura familiari. La frase di Poletti suona come se il Ministro delle Infrastrutture volesse costruire ponti e strade usando l’impresa che gli ha ristrutturato casa. Perché si è trovato bene. Magari mandando, poi, la moglie o la governante in cantiere con il thermos del caffè per tutti gli operai. La distorsione dentro alle parole del Ministro sta nel fatto che chi è arrivato, chi ha una posizione di comando, è convinto che la strada che ha percorso per “arrivare” sia stata la migliore di tutte. E che, in forza della sua esperienza di successo, prova a imporla agli altri. Senza visione, senza considerare il contesto. Senza tenere conto della complessità intorno. Se lo Stato si sta chiedendo cosa far fare ai ragazzi d’estate perché gli sta a cuore la piena realizzazione dell’individuo spero che raccolga dati, faccia interviste, sviluppi un progetto. Qualcosa in più di una frase di un Ministro. No?
Il fatto è che non c’è un’idea di Stato né un’idea di governo. Basti pensare che quello attuale ha basato buona parte del suo successo popolare sulla contrapposizione giovani-vecchi e sulla “rottamazione”. Non c’è un’idea di come convogliare tutte le forze vive in un’unica direzione lasciando però che le forze vive esprimano, ciascuna, le proprie individualità. Per quel vecchio, rozzo modo di ragionare “pianificato” che DC e PCI hanno confezionato per tramite di una sovranità esterna (le risorse economiche del piano Marshall).
Statene certi, però, quella del Ministro Poletti troverà consenso tra tanti pezzi dell’establishment.
Infine, una domanda. Il Ministro suggerisce l’ipotesi di far “lavorare” il ragazzo 3 o 4 ore. Non è che, essendo lavoro e formazione insieme, il Ministro ha in mente di impiegare i ragazzi senza un corrispettivo? In quel caso allora sarebbe tutto chiaro. Dato che alla fine degli studi molti giovani non troveranno lavoro, lo Stato, che non è capace di offrire una Scuola capace di dare gli strumenti per trovare un lavoro in Italia o altrove, offre la possibilità di lavorare in Italia durante l’estate senza paga. Che è già qualcosa visto che poi non lavoreranno neppure.
Ma allora perché non reintrodurre il servizio militare? Sai di casse che ti fanno spostare lì!

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