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Tutte le sfide (possibili?) di Tsipras

L’affaire greco non è stato risolto. Le oscure nubi che incupivano il cielo di Atene e che nulla di buono lasciavano presagire per molte Cancellerie dell’eurozona, si sono leggermente diradate ma rischiano di ritornare ancor più cupe e minacciose alla scadenza dei quattro mesi.

Infatti, in assenza di novità rilevanti, lo scontro dei giorni scorsi rischia di riproporsi con toni ed accenti ancor più cruenti ed ultimativi.

La riunione dell’Eurogruppo dello scorso 20 febbraio lasciava presagire una storia ed un epilogo ben diverso da quello attuale. Ciò, non solo perché si prospettava un accordo assai più favorevole al nuovo governo greco (mentre tutto si è invece tradotto nel conseguimento di un avanzo primario meno consistente), quanto perché le vicende elleniche sembravano poter segnare una nuova metodologia europea nella trattazione dei dossier finanziari che superasse l’insopportabile ed errata metodica tedesca.

Così, purtroppo, non è stato, ed al momento l’esercizio più interessante non è certo quello di individuare improbabili vincitori e vinti di un duello la cui posta in palio è immane, quanto capire se Tsipras saprà trasformarsi da carismatico leader politico in un carismatico premier.

Le difficoltà da affrontare sono molteplici ma, su tutte, sono due le sfide principali con cui il leader greco dovrà cimentarsi.

La prima sarà mantenere salda la guida e ridefinirne la rotta di Syriza, sedando così le pulsioni massimaliste, non proprio minoritarie, che serpeggiano al proprio interno e che lo stesso leader greco ha la responsabilità di aver fomentato lungo tutta la campagna elettorale con promesse e toni più dediti alla rottura che non al compromesso.

La seconda sfida è data proprio dall’attuazione del piano concordato, di fatto, con l’invisa troika. Come hanno segnalato molti osservatori internazionali e come ben sanno gli elettori ed i cittadini greci, le riforme ed il programma di privatizzazioni che la Grecia dovrà mettere in atto cozzano pesantemente con le convinzioni di Tsipras e con gli annunci elettorali che hanno inciso molto e negativamente sull’entrate greche.

Il problema non è quindi solo quello di convincere l’opinione pubblica ed il proprio elettorato della giustezza e della necessità di intraprendere il cammino concordato, quanto ancor più convincere se stesso che non esistono vie d’uscita e tatticismi di sorta.

La strategia di teorizzare sibillinamente passaggi morbidi dall’euro alla dracma (od ad una valuta parallela), sebbene possibile, rischia di ingenerare ulteriore confusione ed ulteriori perdite di tempo, oltre al fatto che richiederebbe un’azione di governance dell’economia ancor più rigorosa e disciplinata di quanto non lo debba essere nell’esecuzione dei programmi comunitari.

Uno scenario del genere porterebbe tutti alla sconfitta. La Grecia ed il suo popolo e la stessa Europa, che rinnegherebbe i suoi stessi principi costitutivi sull’altare dell’ortodossia tedesca.

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