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Perché Usa e Iran non collaborano troppo contro Isis

Articolo estratto dalla Geopolitical weekly del Centro Studi Internazionali

Le milizie dello Stato Islamico (IS) fra mercoledì 11 e giovedì 12 marzo hanno perso il controllo di gran parte della città irachena di Tikrit, situata circa 150 chilometri a nord-ovest della capitale, in seguito all’offensiva guidata dalle forze governative di Baghdad. Tikrit, capitale della provincia di Salahuddin a maggioranza sunnita e città natale di Saddam Hussein, era caduta in mano all’IS nel giugno dell’anno scorso e veniva considerata una delle roccaforti del Califfato in Iraq insieme a Mosul.

Un ruolo fondamentale nell’offensiva sulla città, iniziata all’inizio di marzo, è stato svolto dalle milizie sciite appoggiate dall’Iran e coordinate dalla Forza Quds, una divisione dei pasdaran specializzata in operazioni extraterritoriali e guidata dal generale Qasem Soleimani. Le truppe iraniane, forti di un addestramento superiore alle Forze Armate irachene, hanno guidato l’intera operazione e sono state schierate in prima linea.

L’offensiva su Tikrit, condotta lungo tre direttrici per concludere l’accerchiamento, è stata rallentata dall’IS che prima ha fatto saltare il principale ponte sul fiume Tigri e poi si è difeso minando le strade. Tuttavia lo IS ha perso ormai il controllo di gran parte dei quartieri e delle principali infrastrutture e non appare in grado di reagire efficacemente all’avanzata delle milizie sciite.

L’operazione è stata condotta senza l’ausilio di copertura aerea da parte della coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti, impegnata da agosto a fianco dell’esercito iracheno e dei combattenti peshmerga nel contrasto allo Stato Islamico. Benché gli Usa ufficialmente abbiano dichiarato che all’inizio dell’offensiva su Tikrit nessuna richiesta di supporto è arrivata da Baghdad, è probabile che a frenare le operazioni della coalizione nell’area sia stata la mancanza di volontà politica da parte americana di coordinarsi con gli iraniani impegnati sul campo.

L’ipotesi di una cooperazione militare “di punto” fra Washington e Teheran, infatti, contrasta nettamente con lo stato dei rapporti ufficiali fra i due Paesi, interrotti dopo la deposizione dello Scià e la salita al potere di Khomeini nel 1979 e, negli ultimi anni, messi a dura prova dalla questione del nucleare, nonostante le aperture degli ultimi mesi.

Clicca qui per leggere il testo completo sul sito del Cesi


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