Riceviamo e volentieri pubblichiamo
Mentre con l’elezione diretta dei Sindaci e dei Presidenti di provincia e regione si è avvicinato il vertice amministrativo ai cittadini, l’elezione dei nominati al Parlamento, frutto del monstrum giuridico chiamato Porcellum, ha avuto l’effetto opposto, creando una classe di deputati designati a Roma nel chiuso di una stanza, con logiche che troppo spesso prescindono dalla competenza, dal consenso e dalla rappresentanza territoriale.
Infatti oggi non solo la gente non riesce ad individuare chi ha eletto, ma anche i Sindaci non hanno più chiari riferimenti nazionali cui rassegnare i problemi dei loro Comuni e chiedere un contributo per la loro risoluzione e poi, dall’altro lato, abbiamo Deputati e Senatori che si preoccupano quasi esclusivamente di mantenere saldo il rapporto con chi li ha nominati, amplificando l’effetto di una classe dirigente oligarchica distante dagli elettori.
Prima conseguenza evidente di questo quadro così delineato è l’anti politica dominante. E non sembra che l’italicum in discussione al Parlamento possa colmare questo vulnus, perché tranne il partito che si vedrà assegnato il premio di maggioranza, tutti gli altri partiti riusciranno ad eleggere al massimo solo i capilista, ovviamente nominati con le modalità di cui sopra.
E allora, se la politica non vuole rimanere cieca e sorda, deve porre rimedio senza indugio. Potrebbe istituzionalizzare le formula delle primarie usata in questi anni dal Pd, ma con regole certe e chiare sanzioni per evitare le degenerazioni cui si è assistito per ultimo a Genova e in Campania. Anche nel centrodestra si è aperto un dibattito in questo senso, ha chiesto con forza le primarie Raffaele Fitto, sostenute anche da Giorgia Meloni e Matteo Salvini, ma osteggiate da Berlusconi che le vede come una deminutio non accorgendosi di quanto invece rafforzerebbe il suo partito e il centrodestra. Del resto insegnava un protagonista della Prima Repubblica, un vero leader è colui che riesce a far si che siano gli altri a designare democraticamente chi lui ha già scelto!
Ma la voglia di primarie c’è e resta, portando ad alcuni paradossi come sta succedendo ad Agrigento, dove un deputato berlusconiano ortodosso un tempo vicino a Dell’Utri oggi alla Rossi, l’On. Riccardo Gallo Afflitto, partecipa alle primarie della sinistra con un proprio candidato a Sindaco e la benedizione ufficiale dell’amico Crocetta, Presidente della Regione Pd. Per cui, per la prossima tornata elettorale regionale, in forza Italia negano le primarie di centrodestra a Fitto, e poi consentono a un proprio Deputato di promuovere e partecipare alle primarie della sinistra ad Agrigento. E, a onor del vero, il famigerato deputato si difende dicendo di avere colmato un vuoto e l’assenza di indicazioni da parte del coordinatore regionale di FI (anch’egli nominato!), e quindi il caos sarebbe frutto della mancanza di guida politica regionale.
Al di là del merito, questo simpatico siparietto è la prova provata dall’assoluta esigenza di porre urgente rimedio ai metodi di selezione della classe dirigente che ci rappresenta, a destra e a sinistra, se si vuole riportare la politica nell’alveo dell’arte di governare la società, possibilmente in maniera democratica.
Giusi Savarino
Presidente di Amunì Sicilia