Una quarantina di anni fa la Franco Tosi era il simbolo della Legnano industriale, una delle principali imprese dell’elettromeccanica pesante. Produceva grandi caldaie e turbine in enormi capannoni dove lavoravano 6500 persone, più dei dipendenti dell’attuale stabilimento di Melfi. Oggi sono rimasti in circa 350, alle prese con un sofferto tentativo di salvataggio dell’azienda che è stata acquistata da un imprenditore brianzolo, Bruno Presezzi, il quale ha presentato un articolato progetto di risanamento e di salvaguardia dell’occupazione.
Come è del tutto comprensibile l’azienda intende applicare per le assunzioni di dipendenti ex Franco Tosi il contratto a tempo indeterminato e a tutele crescenti come previsto dal Jobs Act, sia pur concedendo il diritto al reintegro in caso di licenziamento disciplinare senza giusta causa come previsto da vecchio articolo 18.
Questo non è bastato alla Fiom che si è messa di traverso e ha chiesto ai lavoratori di respingere l’accordo in sede di referendum. E poco importa che l’alternativa più probabile di fronte al no dei dipendenti sia l’avvio di una procedura di licenziamento collettivo.
Il risultato del voto ha dato alla Fiom un’inaspettata ma fragile vittoria. Su 346 aventi diritto hanno votato in 220, di cui 97 favorevoli e 122 contrari. Gli astenuti, pari ad un terzo dei votanti, hanno fatto la differenza.
Più o meno quello che è accaduto lo scorso anno alla SeA di Malpensa, dove l’accordo respinto, a causa di un’elevata astensione, è stato poi approvato dalla maggioranza dei lavoratori in una seconda votazione. Non è improbabile che un fatto analogo a quello di Malpensa si ripeta alla Franco Tosi.
La Fiom registra oggi un successo, ma potrebbe diventare una vittoria di Pirro sia perché il no è venuto da una minoranza di lavoratori sia perché le prospettive di occupazione potrebbero venir meno.
In questa curiosa riedizione della “battaglia di Legnano” 939 anni dopo si potrebbe cercare di individuare in chiave di attualità chi sia il Barbarossa e chi siano i nemici dell’Imperatore. C’è da dire che in qualche modo in questa vicenda è apparso anche il Carroccio, nel senso che qualche tempo fa Matteo Salvini ha condiviso con la Fiom un presidio sindacale della Franco Tosi.
Quali siano le reali prospettive di convergenza su obiettivi comuni tra Lega e Fiom (e Cgil) è difficile da prevedere ma se ciò si realizzasse si confermerebbero i connotati confusi della “coalizione sociale”.