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Benvenuti alla tragicommedia dell’Italicum

italicum

“La politica, questo basso svago degli uomini mediocri” (Joris-Karl Huysmans). L’aforisma dell’autore di “Là-bas” è un po’ forte, lo ammetto. Ma potrebbe tranquillamente essere il titolo della tragicommedia in scena sull’Italicum, e senza destare scandalo tra gli spettatori.

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Una volta Massimo D’Alema disse che il Pd era un amalgama mal riuscito. Forse dopo il voto sull’Italicum alla Camera diventerà una frittata ben cotta.

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Michael Oakeshott, uno dei più originali pensatori del conservatorismo anglosassone del secondo dopoguerra, paragonava la politica a un vascello che solca il mare senza sosta, senza una meta prestabilita e senza un porto in cui poter gettare l’ancora. Osservando il cafarnao che regna nel sistema dei partiti italiano, non c’è immagine più emblematica.  Infatti, il rischio è che sempre meno passeggeri desiderino salirvi a bordo, nemmeno pagando il biglietto ridotto per un posto nella sentina delle primarie.

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Winston Churchill diceva che la democrazia funziona quando a decidere sono in due e uno è malato. Renzi sembra sempre in ottima salute. Ma allora da noi chi è il malato?

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Qualcuno ha notizie fresche sulla coalizione sociale di Maurizio Landini?

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Sulla catastrofe avvenuta al largo delle coste libiche mi taccio. È già stato detto tutto e il contrario di tutto. Domani il Consiglio europeo approverà un attesissimo piano in dieci punti (ma perché, poi, i punti devono essere sempre dieci?). Probabilmente qualche scafista in più verrà arrestato. Probabilmente qualche organizzazione di commercianti di carne umana verrà smantellata. Poi, di nuovo, “ognuno per sé e nessuno per tutti”. Perché questa, oggi, è la realtà dell’Europa. Una manna per Matteo Salvini.


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