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Bpm, Ubi, Bper. Ecco il parere della Bce di Draghi sulla riforma delle Popolari alla Renzi

bce

Elogi sperticati nel linguaggio ovviamente soffuso, tipico di una istituzione come la Bce. Con un rimbrotto critico che può essere solo formalistico e metodologico, ma che potrebbe innescare una catena di ricorsi dalle conseguenze impreviste.

E’ questo il succo del parere della Bce sul decreto del governo, poi divenuto legge con l’approvazione del Parlamento, che ha imposto alle maggiori dieci banche popolari italiane con un attivo superiore agli 8 miliardi di euro la trasformazione in società per azioni.

La Bce – si legge nel parere datato 25 marzo e firmato dal presidente Mario Draghi – “accoglie favorevolmente la proposta di riforma delle banche popolari, tappa fondamentale per affrontare le criticità relative al loro sistema di governo”.

Poi l’Istituto centrale di Francoforte si dilunga in una serie di apprezzamenti verso la decisione dell’esecutivo con argomentazioni piuttosto apodittiche, piuttosto simili a quelle messe per iscritto dallo stesso governo. La Bce infatti riconosce al governo che il decreto legge affronta “talune rigidità del quadro di governo societario delle banche popolari con la finalità di valorizzare un efficace potere di controllo dei soci sul management, accrescere le capacità delle banche di raccogliere capitale, ridurre il rischio di una concentrazione in capo ai gruppi minoritari di soci e fornire l’opportunità di individuare sinergie ed economie di scala che si traducano in un guadagno di efficienza nello specifico segmento bancario, attraverso fusioni ed acquisizioni”.

Eppure, al di là del plauso piuttosto verboso e fervente verso le mire dell’esecutivo italiano, la Bce non ha potuto non osservare come il governo non ha rispettato l’obbligo previsto in questi casi della consultazione preventiva. Ecco le parole testuali che si leggono nel parere della Banca centrale europea, così come svelato giorni fa da Formiche.net.

Ma l’approvazione da parte del governo italiano del decreto legge senza una preventiva consultazione con l’Istituto di Francoforte, come sottolinea la stessa Bce in un vademecum, può esporre il provvedimento stesso a vari ricorsi.


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