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Bravo Enrico Letta!

Fa bene il giovane adulto Enrico Letta a tornare a insegnare e fa bene a promettere che non abbandona la politica, ma lascia il Parlamento. Sono convinta che è una scelta di libertà che lo aiuterà a trovare quell’armonia e quella forza che ho ritrovato io dopo 10 anni trascorsi fuori dalle aule, troppo lontano dai giovani che avvicinavo troppo poco nel decennio trascorso  perché presa dal ruolo istituzionale di supporter ai ministri.

Una esperta insomma, senza contratto, di materie giuslavoristiche “prestata” a portare avanti norme e leggi antidiscriminatorie dalla parte delle donne e del lavoro. Una fatica immensa cercare di far entrare il merito nella politica: solo con Sacconi, Fornero, Carfagna e Brunetta la soddisfazione di essere utile. E ora finalmente, ritrovo quell’entusiasmo che solo l’insegnamento può dare.

Così mi auguro che Enrico Letta, tra un po’ rinvigorito, torni alla politica. Sì, c’è pure la giornata mondiale degli insegnanti e prometto che lo andrò a trovare in Francia anche per ricordargli che l’eredità Giannini purtroppo non fa bene alla salute del nostro Paese.

La buona scuola sono i suoi insegnanti. Non ci sono celebrazioni per altre professioni. Non c’è la giornata dei medici, né quella degli infermieri, né quella degli imprenditori né tanto meno quella degli operai e delle operaie. Non ce n’è per gli artisti, gli scrittori, i giornalisti, i contadini, i falegnami, le imbianchine (che ora sono tante!). Nessun lavoro viene celebrato dall’Unesco. Solo il nostro.

Da proteggere come l’ambiente, a rischio di distruzione. Una specie fortemente minacciata come la tartaruga caretta nel nostro mare. Alcune colleghe e colleghi sono scappati dalle aule per salire nelle gerarchie  osservando e valutando chi nelle classi si adopera ma non fidatevi di loro:  solo  un insegnante in carne e ossa dice che è un mestiere straordinario anche se non lo dirà facilmente.

Sa quanti pezzi di sé lascia sul campo. Quanto corpo ci vuole: fiato, fegato, cuore. Quanta testa per promuoverne altre ben fatte. Quanta faciloneria deve affrontare ogni giorno tra le difficoltà in crescita e tra chi blatera di merito e chi il merito lo esige dai suoi studenti. Quanta disattenzione e superficialità. Quanti compiti nuovi, quanti carichi pendenti ogni giorno lo Stato, le famiglie, il mondo fuori e dentro si aspetta da lei o lui e le o gli affida.

Insegnare stanca ma è il mestiere più bello del mondo perché è l’arte di rendere la donna e l’uomo etico, come più o meno diceva Hegel.



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