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Cadono le barriere, il lusso punta su Iran, Cuba e Nord Corea

È una primavera di svolte politiche che riaccendono le ambizioni del lusso made in Italy. Dopo Cuba e Iran, in questi giorni sembra cadere un’altra barricata verso un mercato considerato fino a ora un tabù politico e commerciale: la Corea del Nord. In Iran, nei giorni scorsi, è stato raggiunto l’accordo sul programma nucleare. Secondo i dati di Sace, l’Italia ha perso 15 miliardi di euro di esportazioni con un calo vigoroso soprattutto nella meccanica strumentale, che copre oltre la metà dell’export italiano. Tuttavia, secondo l’Ice, nel triennio 2014-2016, in caso di una svolta positiva dei negoziati sulle sanzioni, l’Italia potrebbe esportare verso la Repubblica Islamica beni per 19 miliardi contro i soli tre miliardi in caso di mantenimento delle sanzioni. A questi dati si aggiungono quelli su Cuba. Secondo Sace, “se le riforme intraprese dal governo dispiegheranno a pieno il loro potenziale, le nostre imprese potrebbero guardagnare 220 milioni di nuovo export entro il 2019”.

L’ultima, seppur timida, sorpresa, arriva dall’Est. Secondo quanto riportato da diversi organi di stampa stranieri, la Corea del Nord apre uno spiraglio al commercio elettronico consentendo la nascita della nuova piattaforma Okryu che permetterà ai suoi abitanti di acquistare cibo, beni di consumo e medicinali prodotti dalle fabbriche locali. L’iniziativa punta a dare una spinta alle aziende (per adesso) nordcoreane per realizzare prodotti di qualità. Ma l’apertura all’estero e l’ingresso di nuovi marchi nel Paese potrebbe essere questione solo di tempo dato che già ora l’uso di smartphone e tablet è frequente in Nord Corea, nonostante al momento i possessori non possano chiamare all’estero né accedere a siti internet stranieri.


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