Il dado è tratto.
Giovanni Toti sarà il candidato del centrodestra a governare la Liguria alle prossime elezioni del 31 Maggio.
Dopo mesi di trattative, discussioni, proposte e scissioni, Forza Italia e Lega hanno trovato l’accordo che compatta la coalizione che si propone di competere realmente per la conquista della regione, dopo dieci anni a tinte PD.
Non mancano, tuttavia, i malumori dentro i rispettivi partiti e nell’area di centrodestra.
La base leghista accusa Matteo Salvini di aver ceduto la Liguria sull’altare della vittoria di Zaia in Veneto. Il candidato leghista già annunciato, Edoardo Rixi, non ha nascosto la propria delusione nel dover rinunciare alla corsa, pur accettando la decisione di Salvini, del quale è Vice Segretario e numero due a livello nazionale.
Dentro Forza Italia non mancano resistenze sul nome di Toti, strascichi delle scorse europee in cui già era stato imposto dall’alto. Ma è innegabile la soddisfazione per esser riusciti a esprimere il candidato di coalizione e, contemporaneamente, sedato l’orgogliosa e fino a oggi solitaria campagna leghista, incanalandola sotto una bandiera comune.
Area Popolare, il contenitore politico di NCD e UDC, dopo aver flirtato, invitato a votare e molto probabilmente determinato la vittoria di Raffaella Paita su Sergio Cofferati alle recenti primarie, è rimasta col cerino in mano. Sacrificata dalla stessa Paita in nome del “mai a destra” da una parte; chiesta la sua testa da Salvini per blindare la coalizione dall’altra, corre ora seriamente il rischio di liquidarsi elettoralmente, stritolata tra due forze che ormai, per motivi diversi, non la accolgono.
Fratelli d’Italia promette battaglia, rancorosa e umiliata dall’essere rimasta estranea al tavolo delle trattative e vedersi imposto il nome di Toti. La minaccia, più o meno velata, è convergere i propri voti su Enrico Musso, già senatore PDL e candidato proposto da “Liguria Libera”, lista civica fondata dallo stesso Musso ricca di scissionisti delusi dai metodi forzisti. Ad oggi, hanno annunciato di non sostenere Toti ed andare da soli.
Ma, nonostante questi distinguo, l’apparenza è che accordo più difficile sia stato siglato, e non possa che trascinare presto l’intera area inglobando molti dei voti dispersi intorno a sé.
In controtendenza nazionale, in Liguria sta così riuscendo al centrodestra un compattamento che a sinistra è ad oggi pericolosamente vanificato, quale risultato dello psicodramma delle recenti primarie.
La figura di Raffaella Paita, dopo la vittoria di Pirro su Sergio Cofferati, appare in calo. Infiacchita dalle continue polemiche su alluvioni, voti truccati, appoggi trasversali e dall’eterna, pesante, cappa di “delfina” del Presidente Burlando, è il candidato del PD alle prossime regionali che vanta nettamente la più bassa previsione di voto, avendone dispersi molti alla propria sinistra.
Dopo due mesi di confusione, la “Rete a Sinistra” che raccoglie SEL, Rifondazione Comunista, liste civiche di Sinistra e soprattutto ala Civatiana e Cofferatiana di dissidenti PD, si è compattata sul nome di Luca Pastorino, deputato recentemente fuoriuscito dallo stesso PD e sindaco di Bogliasco (GE).
Nonostante le furiose minacce del PD ligure agli iscritti che non dovessero sostenere la candidata ufficiale, quella di Pastorino non sarà una candidatura di bandiera.
Vi è, poi, un’ulteriore lista uscita dalla coalizione a sostegno della Paita e pronta a eroderle voti preziosi, soprattutto a Ponente: “Liguria Cambia”, movimento che fa capo a Carlo Capacci, sindaco di Imperia.
Conseguenza inevitabile di questa frammentazione a sinistra è il crollo della distanza che separa Paita e Toti, ora candidato dei due partiti più importanti del centrodestra.
Si osserverà nelle prossime settimane quanto e se la nuova coalizione saprà coagulare consenso all’interno e oltre la propria area.