“Internet è una cosa troppo seria per farla gestire dai governi” (RAINews). “Sulla governance di Internet lavorare tutti insieme” (Dimt Unier). “Serve una piattaforma di lavoro nuova per il futuro di internet che oggi manca” (Luigi Dal Pino, Microsoft). “Non sottovalutiamo il ruolo della Cina, che avrebbe potuto crearsi il suo root, ma ha scelto l’Internet unico” (Antonio A. Casilli). “Anche la Cina ha abbracciato modello multistakeholder per governance di Internet” (Marco Ciaffone). “L’Europa pensa a contrastare lo strapotere di Google ma in Silicon Valley sappiamo che Google è già superato da nuovi algoritmi” (Barbara Carfagna, Tg1).
L’intervento di Fadi Chehadé, ceo di Icann, ieri al convegno sulla Internet governance organizzato dal ministero dello Sviluppo Economico e dalla stessa Icann, ha senz’altro entusiasmato, come dimostrano i tweet che riportano le sue dichiarazioni rilanciati da chi segue i temi dell’economia digitale. Anche il sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli, che ieri ha promesso la creazione di una “costituente italiana per la Internet governance” in tempi relativamente rapidi (“non faremo passare un anno”), ha utilizzato un tweet per dire: “Grazie a Fadi Chehadé per la presenza e il sostegno. Ora al lavoro per modello italiano multistakeholder Internet Governance”.
Le parole di Chehadé sono arrivate alcune ore prima di una decisione della Commissione di Bruxelles che sta facendo discutere. L’esecutivo di Bruxelles con una nota ha indicato di aver inviato “una comunicazione di obiezioni” a Google per sospetto abuso di posizione dominante nel mercato della pubblicità su internet e delle ricerche online. La commissioni ritiene, a titolo preliminare, che il comportamento di Big G sia contrario alle regole antitrust europee in materia, restringendo la concorrenza e recando danno ai consumatori. Ora Google ha dieci settimane di tempo per rispondere. Il colosso Usa rischia multe fino al 10% del suo fatturato e cioè fino a sei miliardi di euro.
ALL’ITALIA SERVE UNA PIATTAFORMA PER LA GOVERNANCE
Nel suo intervento, Chehadé ha posto l’accento sull’importanza di legare Internet a un messaggio “positivo”, perché Internet è una terra di opportunità. “Sono un emigrato del Libano che è andato negli Stati Uniti con un biglietto di sola andata”, ha raccontato Chehadé, che ha parlato in italiano; “e senza Internet non avrei potuto fare niente. Grazie a Internet ho creato delle aziende, di cui una acquisita nel 2006 da Ibm. Internet è un valore positivo, che ci invita a guardare al futuro e Italia e Europa sono parte importante di questo futuro”.
“L’Italia, dove la creatività è elemento integrante della vita di tutti i giorni, non può che avere un ruolo nel futuro di Internet”, ha continuato Chehadé, “ma occorre una piattaforma che aiuti tutti a partecipare, governo, imprenditori e cittadini, e questa piattaforma oggi non esiste. Ora il governo si è messo in prima fila per modificare questa situazione e il resto della società deve fare la sua parte”. L’interesse è forte: Chehadé ha raccontato di un incontro positivo con gli industriali. “Ma finora aziende società civile, accademici, tecnici italiani non ci sono, mentre in Brasile, Cina o Russia tutti partecipano al dibattito sulla Internet governance”.
“La costituente italiana per la Internet governance è molto importante per affrontare i problemi di Internet su base stabile, anche se i governi cambiano, e dare continuità al lavoro”, ha concluso Chehadé su questo punto. “L’Italia ha tante idee ma a volte manca di coraggio e ora vorrei dirvi di non avere paura di cominciare. Se l’Italia si muove rapidamente può essere la prima in Europa a creare un national multi-stakeholder governance committee”.
Questi comitati nazionali sulla Internet governance sono considerati da Chehadé fondamentali per far avanzare il dibattito sul governo di Internet; si tratta ovviamente di comitati “non isolati dal resto del mondo, ma che dialogano tra di loro perché Internet è trans-frontaliero”. “Internet non deve essere una fortezza ma un’oasi nel deserto che attrae verso di sé”, ha ancora indicato il Ceo di Icann, “e l’Italia può costruire un’oasi che fa da modello per gli altri”.
RUOLO CHIAVE DELL’ITALIA IN EUROPA
Secondo Chehadé Italia e Europa devono anche avere una posizione chiara su come Internet va gestito. L’Italia ha giocato un ruolo chiave, durante il semestre di presidenza europeo, nel portare l’Europa verso il modello multi-stakeholder. Si tratta del modello abbracciato da tutti i grandi Paesi, Cina compresa, e questo fatto non va sottovalutato: “La Cina aveva i numeri e il peso politico ed economico per costruirsi il suo Internet e coinvolgere i suoi alleati asiatici. Invece ha scelto di aderire all’Internet globale. E anche dall’India ora mi aspetto un annuncio in questa direzione”, ha dichiarato Chehadé.
L’Europa rischiava di adottare una soluzione diversa da tutti gli altri, ha notato il numero uno di Icann, lasciando intendere che diversi Paesi Ue sono meno convinti dall’approccio multi-stakeholder e che l’Italia, durante il semestre di presidenza del Consiglio Ue, è stata decisiva nell’aumentare i consensi.
LA TRANSIZIONE DI ICANN
Quando alla transizione di Icann, l’organizzazione non profit Usa che si occupa dell’assegnazione degli identificatori unici di Internet e della sicurezza, stabilità e interoperabilità globale di Internet, Chehadé ha ribadito che gli Stati Uniti sono convinti che, per avere una Internet governance globale, l’Icann deve diventare indipendente, non più legata al ruolo degli Usa. Tuttavia gli Usa chiedono che la transizione rispetti alcune condizioni: nessun altro governo o organizzazione governativa (per esempio l’Onu) dovrà controllare l’Icann; inoltre il processo per decidere come gli Usa usciranno dall’Icann dovrà essere aperto e inclusivo. “Come presidente di Icann prometto di continuare a lavorare sull’obiettivo che Icann diventi non solo indipendente dal governo Usa ma punto di riferimento della governance multi-stakeholder, che è un modello valido non solo per Internet ma per tanti campi”, ha dichiarato Chehadé.
Chehadè ha anche ricordato che l’Icann è importante per la Internet governance ma non esaurisce tutti i temi del governo di Internet: privacy, cyber-security e cyber-warfare, child protection, fisco e molte altre questioni vanno affrontate con un simile approccio multi-stakholder, come già sta facendo l’iniziativa NETMundial. “L’Italia deve ritagliarsi un ruolo nello sviluppo di NETMundial”, ha ammonito Chehadé.
NETMUNDIAL E LA GOVERNANCE
Chehadé è entrato in Icann a fine 2012 e nel 2014 ha guidato l’organizzazione in uno dei suoi passaggi storici: il governo degli Usa ha annunciato che avrebbe trasferito la gestione (stewardship) delle funzioni Iana alla comunità di Internet globale.
L’Icann (Internet Corporation for Assigned Names and Numbers), istituito nel 1998, svolge diversi compiti di gestione relativi alla rete Internet, come l’assegnazione degli indirizzi Ip, la gestione del sistema dei nomi di dominio DNS, che forniscono un sistema di indirizzamento per Internet, e i sistemi di root server. Queste funzioni sono state affidate prevalentemente all’ente Iana (Internet Assigned Numbers Authority) con mandato governativo degli Stati Uniti – mandato cui appunto gli Usa hanno deciso di rinunciare.
Da sempre sostenitore del modello multi-stakeholder, Chehadé ha lanciato il NetMundial Global Multistakeholder Meeting sul futuro della Internet Governance ad aprile 2014, che ha messo insieme diversi attori per cercare un accordo sui principi fondanti dell’evoluzione della Internet governance. L’anno seguente, dalle conclusioni del meeting è nata l’iniziativa NETmundial, ancora una volta proposta da Chehadé, con la partecipazione di Icann, del World Economic Forum e del Brazilian Internet Steering Committee: è un progetto multi-stakeholder per mettere insieme soluzioni bottom-up e collaborative sulla Internet governance. “Senza governance Internet è limitato nelle sue capacità”, ha ammonito Chehadé. “Con la governance invece siamo in grado di costruire un’economia digitale avanzata”.
Foto: @icann_president/Twitter