Caro direttore,
mi ha molto impressionato la deriva imboccata dal confronto tra le parti sul rinnovo della piattaforma integrativa del gruppo Fincantieri.
E’ evidente una radicalizzazione del conflitto in tutti i siti cantieristici ubicati sul territorio nazionale ed un corto circuito a livello di dialogo e di ascolto reciproco. Rimanendo così lo stato delle cose sarà davvero improbabile trovare una soluzione negoziale utile al rinnovo del premio di gruppo. Si tratta di una richiesta legittima che le organizzazioni sindacali hanno avanzato alla direzione del gruppo Fincantieri.
Partiamo dalla parte più semplice della controversia fin qui registrata, cioè quella riguardante gli strumenti tecnologici per garantire la sicurezza. Un’iniziativa presentata male che per l’azienda è diventata un “boomerang” e per i lavoratori, invece,un vero e proprio passo indietro nel consolidato assetto di relazioni industriali finora messo in piedi.
Ma è innegabile che nella società cantieristica il fattore della sicurezza giochi un ruolo fondamentali per ridurre l’increscioso impatto infortunistico, tuttora ad alta intensità e con pesanti ricadute sulla manodopera diretta e quella dell’indotto correlato. Il tema della sicurezza,caratterizzato dall’utile ruolo svolto proprio dai rappresentanti alla sicurezza (contraddistinti dall’acronimo Rls), può diventare, invece, il comune punto d’incontro tra le parti al momento divise.
Ma il punto di maggior contrasto, in quella che è diventata una vertenza a tutti gli effetti, è l’intesa da fare sulle certezze relative ai carichi di lavoro per tutti i cantieri italiani, insieme al miglioramento dei tempi di lavoro e sulla qualità dello stesso. E’ su questa certezza e sui tempi di lavoro m che si deve costruire un accordo basato sullo scambio onorevole e condiviso tra le parti attualmente dissenzienti.
Mi permetto di osservare che nella piccola realtà cantieristica di Castellammare di Stabia, in Campania, in un contesto certo non paragonabile al resto dei cantieri Italiani, le parti si sono rimesse in discussione e hanno trovato una soluzione utile a far riprendere al rilancio del sito cantieristico in questione. Dato che Fincantieri è una società quotata in borsa, dobbiamo ancor di più impegnarci per trovare la strada, attraverso una convinta responsabilità applicata da entrambe le parti, di cambiamento culturale nella pratica delle relazioni industriali finora adottate tra noi e Fincantieri.
Cosa significa? Adottare sistemi concreti di partecipazione per governare non solo la parte diretta dei lavoratori ma soprattutto la presenza massiccia degli addetti della società in appalto, che sovente superano in entità numerica quelli diretti. Questa azione di trasparenza tra le parti non può essere più elusa e i sistemi in atto relativi alla sola informazione, a volte compiuti per mero dovere d’ufficio, così come si svolgono, non possono essere più ritenuti sufficienti.
Siamo fermamente convinti che direzione di Fincantieri sia pronta a fare questa scelta partecipativa. Altrettanto può e deve fare il sindacato responsabile e riformista.
La via del conflitto, fine a sé stessa, in Fincantieri conduce in un vicolo cieco. Il lavoro e la solidità di un’impresa rappresentano interessi comuni: non possiamo ritornare a metodi di un passato che non a fatto bene a Fincantieri e neanche ai lavoratori.
Come Uilm, di fronte a obiettivi condivisi, con serietà ci siamo assunti la nostra responsabilità. La maggioranza dei lavoratori ci ha sempre seguito. Dobbiamo, quindi, ricercare l’utile intesa con l’azienda per consolidare lo sviluppo finora realizzato.
Giovanni Sgambati
Segretario generale della Uilm di Napoli e della Campania