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Gli analfabeti del terzo millennio

Siamo analfabeti, in questo terzo millennio, quando non sappiamo “ripensare il pensato”.  Lo siamo quando ci accontentiamo di dare al pensiero la forma granitica ed immutabile delle nostre certezze, rifiutando il dubbio; abbiamo l’idea che il dubbio sia un segno di debolezza, che sia limitante e non , invece, ri-creante e progettante. E’ così che “pensiamo senza oltre”, senza visione.

Rifiutare il dubbio significa non vivere profondamente le complessità del mondo-della-vita nel quale siamo immersi; è solo in questa dimensione, di reale consapevolezza delle complessità che ci riguardano e che ci circondano, che possiamo uscire dalle irrealtà del mondo parallelo che ci siamo costruito, che possiamo capire quanto sia importante, prima di tutto a livello intellettuale, essere flessibili rispetto alle nostre convinzioni per non essere precari nella vita.

Siamo analfabeti rispetto alla condizione umana, che è quella di ciascuno di noi. Dobbiamo re-imparare ad imparare. Il paradosso è che, diventando adulti ed acquisendo esperienze, sembriamo perdere quella capacità tipica dell’umano in ricerca che è l’ “apprendere-disapprendere-riapprendere”. Eppure la vita ci mette continuamente di fronte alle sue imprevedibilità e ci spiega che le previsioni sono spesso incompatibili con la natura umana.; ma noi non ascoltiamo, non osserviamo, non riflettiamo, non conosciamo.

E questo analfabetismo si colloca in un tempo storico, il terzo millennio, nel quale abbiamo quantità infinite di informazioni sulla realtà; il problema è che non sappiamo selezionarle qualitativamente, che tutto ci piove addosso indistintamente. Possiamo dire di conoscere solo perché possiamo accedere a miliardi di informazioni ? O forse la conoscenza, come io penso, ha bisogno di pensiero critico (e libero) che sappia guardare dentro (nel profondo) a ciò che ci arriva ?

Il tema è enorme e chiede, prima di tutto, una rinnovata consapevolezza da parte di ciascuno di noi. La sfida è sempre quella di ritornare alla realtà, recuperando il senso della conoscenza come talento dell’essere umano di “andare oltre”. A  coloro che spingono sul pedale della certezza suggeriamo, progressivamente, di ripensarsi dubbiosi.

 



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