Quella che sta finendo è stata una settimana di fuoco per la proposta di legge sui delitti ambientali ma non è stata ancora quella decisiva. La pdl ieri ha ricevuto ufficialmente il via libera dalla commissione Giustizia e lunedì arriverà in aula della Camera in discussione generale ma il nodo ancora da sciogliere è: cambiare subito la pdl per togliere il divieto di utilizzo dell’air gun (una tecnica di ricerca in mare degli idrocarburi) e far tornare la proposta in Senato, o approvarla cosi com’è, farla diventare legge e cambiarla in un momento successivo?
Ecco come sono andate le cose. Il dibattito sulla proposta sembrava definitivamente (o quasi) chiuso e la pdl si avviava verso una approvazione senza cambiare una virgola fino a quando, nel corso della assemblea tra i deputati Pd e Renzi, avvenuta mercoledì sera (15 aprile) per parlare della legge elettorale, il premier – come riportato da Public Policy – è uscito allo scoperto.
Secondo le ricostruzioni, il segretario Pd nell’elencare i provvedimenti sulla giustizia andati in porto si sarebbe scordato di nominare gli ecoreati. Ad una sollecitazione del presidente della commissione Ambiente di Montecitorio, Ermete Realacci (Pd), Renzi avrebbe risposto che la pdl doveva essere cambiata a causa della presenza del divieto di utilizzo dell’air gun (inserito al Senato con un emendamento FI-Gal che ha mandato sotto il governo).
Dopo una campagna mediatica promossa su Twitter da Legambiente (“Renzi #dachepartestai?”) che ha riportato al centro dell’attenzione la questione i nodi sembravano pronti per essere sciolti martedì sera 21 aprile, quando i ministri Galletti (Ambiente), Orlando (Giustizia) e Boschi (Rapporti Parlamento) si sono riuniti insieme al relatore del provvedimento, ai presidenti di commissione competenti e ai rispettivi capigruppo.Nel corso dell’incontro è emersa la volontà comune di togliere il divieto sull’air gun che ha portato all’apertura di una verifica con il Senato per vedere se ci sono le condizioni per effettuare una seconda lettura a Palazzo Madama che porti a un’approvazione lampo della proposta entro maggio.
Le verifiche sono ancora in corso ma le questioni politiche sono ancora tutte aperte. Galletti nel corso della riunione di martedì – secondo quanto riportato da Public Policy – avrebbe sostenuto l’esistenza di un accordo con i senatori di Area popolare per garantire un iter rapido del provvedimento. Il punto però, secondo alcuni, è: come ci si può fidare di chi al Senato ha contribuito, con il voto di alcuni suoi senatori (compreso il presidente della commissione Ambiente Giuseppe Marinello) a mandare il governo sotto in aula introducendo il divieto di utilizzo dell’air gun, per poi ripresentare un emendamento alla Camera per sopprimerlo?
Senza contare il fatto che al Senato – come riportato le settimane scorse da Public Policy – la divisione tra ambientalisti e non è molto marcata anche all’interno del Pd. Mercoledì, intanto, la commissione Giustizia ha respinto i 19 emendamenti presentati per cercare di dare più tempo al governo per portare avanti le trattative a palazzo Madama.
Area popolare, Scelta civica e Forza Italia hanno ritirato i loro tre emendamenti identici presentati in II commissione per sopprimere il dibattuto articolo sull’air gun ma Area popolare ha già annunciato che lo ripresenterà in aula. Scelta civica ha annunciato invece che “la legge così com’è per noi non è votabile”. Dunque, l’ala più ‘a destra’ della maggioranza mette già i puntini sulla “ì” prefigurando – qualora si decidesse per una approvazione senza modifiche alla Camera – una maggioranza diversa da quella di governo.
Lunedì la proposta arriverà in aula in discussione generale ma lo stesso giorno approderà in assemblea anche la legge elettorale. Dunque il governo avrà ancora qualche giorno a disposizione per cercare di trovare la quadra, sapendo che l’ala ambientalista Pd ha già annunciato che non sottoscriverà, metaforicamente parlando, nessun accordo che non sia una blindatura della proposta per approvarla in tempi rapidissimi. (Public Policy) NAF
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