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Grexit, il sirtaki (un po’ ipocrita) di Bruxelles con Atene

Articolo tratto da Nota Diplomatica

E’ in corso un dibattito ad alto profilo sul debito greco e sulla possibilità che la Grecia debba lasciare l’euro e uscire dall’Unione Europea: il “Grexit”.

Come capita quando la si butta in politica, è stato perso di vista il fatto di partenza. Alex Brazier, Executive Director for financial stability strategy and risk della Banca d’Inghilterra, ricorda in parole schiette e semplici che: “non esiste alcuno scenario realistico in cui la Grecia ripagherà i suoi debiti”. Punto. Le manovre europee non hanno dunque come scopo quello di trovare i mezzi per recuperare il denaro perso, ma solo l’obiettivo di mascherare il buco e soprattutto rimandare nel tempo le conseguenze.

Per rendere la questione ancora più imbarazzante, i greci – che meglio di tutti sanno di non avere più quei soldi – non vedono perché dovrebbero reggere il moccolo a quello che è, tutto sommato, una campagna PR di Bruxelles. Un paio di giorni fa se n’è lamentato il presidente della Commissione Ue, Jean Claude Juncker: ”E’ un problema, non stanno collaborando come vorremmo perché al nostro team sul campo ad Atene non consentono di entrare nei ministeri, una cosa non solo strana ma inaccettabile”. Neanche ci offrono il caffè…

E’ vero che neppure gli Usa, il Regno Unito, il Giappone – e tantomeno l’Italia – potranno mai ripagare i loro debiti in uno “scenario realistico”, ma sono in grado di coprire gli interessi e di rifinanziarli alle scadenze. La Grecia invece non ha praticamente più un’economia funzionante.


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