Skip to main content

Il Califfato non è Al-Qaida

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

La civiltà occidentale, ormai in crisi profonda di identità e idealità, corre il rischio di essere travolta come tante altre che si sono susseguite nel corso della storia.

L’Europa in particolare, dedita solo ad affrontare spesso non bene la sua crisi economica, dimenticando i conseguenti problemi sociali, ancora non reagisce con determinazione davanti a quanto succede nel mondo musulmano a essa così geograficamente vicino.

Il Califfato non è Al-Qaida. Il Califfato, con la sua violenza, è un atto di riscossa di quel mondo fin qui sfruttato per le sue risorse così necessarie alla sopravvivenza delle società caratterizzate da un benessere sfrenato.

Nascondersi dietro l’alibi secondo il quale si tratti solo di una guerra interna all’Islam è un errore strategico pericolosissimo. Cosa succederebbe a noi europei se l’obiettivo finale del Califfato dovesse compiutamente realizzarsi? E’ lecito ignorare la storia dell’espansionismo musulmano con l’impero ottomano che già ha trovato spazio in un passato non distante?

E’ sufficiente indignarsi giusto per le atrocità quotidiane alle quali assistiamo non solo nei confronti dei cristiani, ma anche dei musulmani moderati? La scomparsa in quei territori delle comunità cristiane non è forse un tragico segnale che vale per tutti noi occidentali?

Estirpare le radici legate alle fede che hanno dato vita al mondo in cui viviamo è il vero obiettivo del Califfato. Un obiettivo che, raggiunto prima o poi definitivamente nell’indifferenza della politica internazionale dei Paesi dediti solo alla salvaguardia degli interessi economici che li contraddistinguono, è un suicidio inconsapevole che va fermato con decisione e determinazione.

Non si tratta certo di riproporre crociate ma certamente di supportare su quei martoriati territori quanti sono pronti a opporsi a questo malefico disegno. La comunità internazionale se ne faccia carico al più presto se vuole garantire la sua sopravvivenza.

Lo richiede la nostra nuova generazione, che oggi è un sicuro obiettivo di un mondo ostile anche per nostri errori sin qui commessi. L’Italia, anche per la sua posizione geografica, ha il dovere di dare una risposta a questa domanda riscoprendo un suo ruolo autorevole nel contesto europeo d’intesa con tutti i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo.

Vicepresidente nazionale dei Popolari per l’Italia e membro del bureau del PPE a Bruxelles


CONDIVIDI SU:

Gallerie fotografiche correlate

×

Iscriviti alla newsletter