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Il declino dell’occupazione femminile in Italia

Sicuramente gli ultimi dati Istat hanno fatto sanguinare la ferita aperta della disoccupazione femminile che sta aumentando vorticosamente e per la quale anche la parte della delega del Jobs Act riferita ai tempi di lavoro sta segnando il passo in un ritardo che non si cerca neanche di colmare poiché l’inerzia del giovane toscano sulle politiche di Pari Opportunità è purtroppo evidentemente voluta.

Renzi non solo si è tenuto la delega alle Politiche di Pari Opportunità mettendola in sonno, ma ha individuato una sua fedelissima deputata Giovanna Martelli (nella foto), originaria funzionaria della provinciale di Mantova, che ha debuttato a NY come rappresentante del governo italiano per illustre un progetto tutto incardinato sul contrasto alla violenza alle donne (importante sicuramente ma non prioritario) non tenendo affatto conto dei problemi evidenti che come Paese abbiamo per sviluppare occupabilità giovanile e femminile.

Di proposte operative per un mercato del lavoro inclusivo anche per le donne chi scrive ne ha prodotte e agite alle condizioni date, cercando alleati per poter raggiungere almeno l’obiettivo di fermare l’emorragia di posti di lavoro e di supportare gratuitamente per ben sette anni i governi che si sono succeduti, con responsabilità e passione. Le consigliere di parità sono state piallate con l’annientamento delle province e dei fondi sia nazionali che regionali che provinciali; qualche problema grandicello c’è sicuramente di collaborazione tra il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e il Dipartimento della Presidenza del Consiglio che in materia di Pari opportunità di lavoro non ha molta capacità di né di strategia né di intervento avendo comunque ancora a disposizione sufficienti risorse che però ha dirottato sulle politiche trans/ gender che pare non siano solo di moda ma stanno mettendo all’angolo le discriminazioni femminili sul lavoro, ancora tragicamente evidenti e che comunque nell’agenda Europa 2020 rimangono ancora tra le priorità in materia di flessibilità lavorativa, parità salariale, sostegno all’entrata e alla permanenza delle donne nel mercato del lavoro.

Nella delega del Jobs Act, i soloni governativi, maliziosamente si sono assunti la responsabilità di riformare gli organismi di parità del Ministero del lavoro (per annientarli) lasciando intonsi i ruoli del Dipartimento della Presidenza Del Consiglio evidentemente meno pericolosi (perché incompetenti) sulle politiche del lavoro e più controllabili dal punto dell’inerzia voluta. Ancora sempre nel Jobs Act – bozza di decreto attuativo approvata in via preliminare dal CdM ancora congelata- i congedi di maternità e i tempi di lavoro sono prima di tutto sperimentali per un solo anno e introducono una serie di modifiche al dlgs 151/2001, all’art 5 della bozza di decreto di dubbia Costituzionalità e di copertura finanziaria, soprattutto riferite all’art 24della bozza, ”destinazione di risorse alle misure di conciliazione tra vita professionale e privata quando si cita per il finanziamento di sgravi contributivi di cui al cap 4330, Missione 25 politiche previdenziali programma 25. 3”. , risulta inattuabile perché già gravate, e in quanto il comma 12 dell’art 1 della legge 183-2014 precisa che “dall’attuazione delle deleghe non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”.

In buona sostanza quando il Governo vorrà assumersi la responsabilità di agire seriamente per aumentare l’occupabilità femminile e smetterla di promettere?



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