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La disfatta su Italicum e divorzio breve

Subito dopo il voto sull’Italicum che un’illegittima maggioranza parlamentare non rappresentativa della sovranità popolare si accinge a varare, Matteo Renzi ha già promesso il SI ai nuovi diritti civili.

Un modo cinico e furbastro di tentare la ricucitura con i dissidenti interni al suo partito offrendo loro la risposta laicista sui temi del gender, del matrimonio tra persone dello stesso sesso e via discorrendo.

Ieri si è consumata alla Camera la fine del matrimonio e del diritto di famiglia come l’hanno conosciuto quelli della nostra generazione, con un voto che ha rivelato l’assoluta ininfluenza dei parlamentari cattolici e popolari. Una ventina di voti contrari a una legge che si aggiunge alle risposte laiciste indifferenti alla questione antropologica che affligge l’intero mondo occidentale.

Ieri non si è celebrata la giornata della libertà, ma la fine dell’istituzione matrimoniale e del concetto stesso di famiglia, ridotta a un mero contratto privatistico bilaterale, con possibilità di annullamento su concorde volontà dei contraenti.

Distrutta la cellula fondamentale della società questo Occidente di vecchi, impotenti e satolli non potrà che essere travolto dalla fiumana dei milioni di giovani, affamati e  prolifici che dal Sud e dall’Est dell’Europa, i quali finiranno con assumerne la guida.

La speranza nasce dalla constatazione che qualcosa sembra muoversi anche tra i rappresentanti delle gerarchie cattoliche italiane. E’ di ieri una riunione presso la pontificia università della Santa Croce a Roma, di alcune persone autorevoli dell’area cattolica e popolare che hanno concordato di redigere un manifesto appello ai popolari italiani, ai nuovi Liberi e Forti per ricomporre l’area dei cattolici e laici cristianamente impegnati.

Le prime battaglie in campo aperto saranno quelle che attengono alla difesa della democrazia nel nostro Paese, minacciata da una legge super truffa destinata a garantire a una minoranza il controllo totale del potere in Italia, da operare nelle forme e nei modi democraticamente leciti e possibili, nessuno escluso; una proposta alternativa allo squallido Documento di Economia e Finanza presentato dal governo per dare finalmente risposte alle attese del terzo stato produttivo del PIL, su cui lucrano gli altri tre stati della casta, dei diversamente tutelati e dell’extra stato, e insieme ad esso rinsaldare, con una nuova speranza, gli interessi e i valori dei ceti medi e produttivi con le classi popolari sottoposte agli effetti disastrosi di una politica internazionale e italiana subordinata agli interessi e alle scelte  della grande finanza del turbo capitalismo mondiale.

Ettore Bonalberti

www.alefpopolaritaliani.eu

www.insiemeweb.net

www.don-chisciotte.net

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