Riceviamo e volentieri pubblichiamo
18 aprile 1948, una data lontana ma, nel contempo, tanto vicina e viva nel presente. Certo è importante ricordare oggi la vittoria della Democrazia Cristiana di Alcide De Gasperi e delle altre forze democratiche sul blocco della sinistra, ma è ancora di più necessario cogliere il significato profondo di quella competizione elettorale. Non prevalse solo uno schieramento su un altro, ma vinse l’idea di libertà su cui si stava costruendo la giovane Repubblica.
Prendevano corpo e si consolidavano i progetti di quanti, in un altro aprile, quello del 1945, affermavano valori umani, diritti negati per molto tempo e si impegnavano a ripristinare le regole democratiche indispensabili per lo sviluppo.
Il 18 aprile vinsero quelle forze che, con coerenza, non si allontanavano dallo spirito resistenziale. Vinse allora il Paese che, attraverso la forza della democrazia e della ritrovata dignità internazionale, imboccò percorsi miracolosi di conquiste civili. Dicevo che, quel 18 aprile, è distante e nel contempo vicino. Distante perché mancano i grandi confronti-scontri, le grandi passioni, le grandi battaglie ideali, le contrapposizioni a volte feroci, le grandi partecipazioni, gli slanci generosi. Ma, dicevo ancora, quella data è anche vicina. Sì, è vicina perché ricerchiamo tutto quello che manca: la politica, i partiti veri, i sacrifici autentici. Ricerchiamo non i capi-popolo, ma un popolo che ritrovi nella sua storia la forza e l’orgoglio smarriti. Con il 18 aprile del 1948 si consolidava la Repubblica. Dal 1994 si parla di seconda, terza repubblica.
Io ho sempre detto che era giusto parlare di nuove fasi. E oggi? Il presente stride con la ricchezza ideale di un passato che rivive. Oggi c’è tanta povertà e bisogna ritrovare le energie per reagire.
E chi oggi parla di terza-quarta Repubblica, non ascolta una vasta realtà che si interroga sul futuro delle istituzioni democratiche, che nel tempo hanno costituto un serio ancoraggio di sviluppo.