A dire la verità non è chiaro se in molti fanno finta di non capire o proprio non
capiscono. Sui giornali è un susseguirsi di domande sul perché Renzi abbia
forzato la mano con la richiesta di fiducia sulla legge elettorale. In fondo
nelle votazioni a scrutinio segreto sulle pregiudiziali di costituzionalità
aveva preso più voti che in quelle a scrutinio palese. Segno evidente che una
parte non secondaria delle opposizioni lo aveva appoggiato nel segreto
dell’urna. Sulla carta non c’era bisogno di andare a questa prova di forza.
Ragionamento giusto se in gioco ci fosse solo la legge elettorale. Ma non è
così. La vera posta in gioco è altra: riaffermare il diritto di chi deve
decidere di farlo, senza stare a perdere tempo nelle infinite mediazioni che
hanno da sempre caratterizzato la vita politica italiana. L’obiettivo di Renzi
è questo: mandare a casa teoria e pratica della concertazione e con essa i loro
sostenitori. Il premier ha capito una cosa che agli altri sfugge. Alla gente,
intendiamo la gente comune, della legge elettorale non interessa niente o
almeno poco. Sono gli addetti ai lavori, politici, giornalisti, malati di
politica, in tutto ad essere larghi qualche decina di migliaia di persone, che
stanno a cavillare su preferenze, liste, soglie di sbarramento. Noi siamo fra
questi e anche a noi questa legge non piace. Non ci piacciono i capilista
bloccati, non ci piace il premio abnorme di maggioranza e così via. Ma alla
gente di tutto questo importa poco. Importa invece e molto vedere un governo
che fa le cose, che prende decisioni. Quando Renzi va in tv e dice “sono anni
che discutiamo ora si decide. Se il Parlamento non vuole questa legge mi mandi
a casa”. La gente apprezza e pensa che finalmente è arrivato uno che vuole fare le cose. Magari sbagliate ma comunque fare le cose. Sarà poi il voto popolare a dare il giudizio finale. La partita
di Renzi è questa. Ed è una partita largamente condivisa dal corpo elettorale,
anche, se non soprattutto, di centrodestra. E ancora una volta noi siamo fra
questi. Così fra una legge elettorale che ci piace poco e la possibilità di
mandare finalmente a casa le Bindi, i Bersani, i Landini, le Camusso e
compagnia cantando, e insieme a loro la loro cultura, non abbiamo dubbi. Scegliamo
il male minore e diciamo che Renzi ha fatto bene a forzare la mano. Sulla legge elettorale si sta giocando questa partita. I “mediatori di professione” sono stati messi nell’angolo. Comunque
vada hanno perso. Ora si tratta di non far perdere il Paese. Per questo è
necessario che la legge passi.
La vera posta in gioco
Di