Ancora nubi sul Muos, l’impianto satellitare della Marina militare statunitense in costruzione in contrada Ulmo a Niscemi, in provincia di Caltanissetta. Ad aggiungere gravità a un caso già di per sé sconcertante è la decisione con cui il Consiglio di giustizia amministrativa di Palermo ha rigettato oggi la sospensiva della sentenza del Tar che il 13 febbraio scorso ha bloccato i lavori dell’infrastruttura. La richiesta era stata avanzata dall’Avvocatura dello Stato, mentre l’udienza nel merito era già stata fissata in estate.
L’ORDINANZA
Nell’ordinanza del collegio, presieduto da Raffaele Maria De Lipsis, si legge che “le numerose e articolate questioni, di fatto e di diritto, al centro del ricorso, necessitano di un approfondito e sollecito esame nel merito”, nell’udienza pubblica dell’8 luglio prossimo.
“A fronte degli ultimi accertamenti tecnici – si apprende ancora – effettuati nel corso del 2014, l’integrazione delle verifiche disposte nel giudizio di primo grado del Tar, il pregiudizio allegato dalla difesa appellante non appare attuale. Anche nella stessa prospettiva del ministero, il sequestro preventivo frattanto disposto dal giudice penale – cui è riservata la concreta definizione dei puntuali poteri di conservazione, che spettano al custode, in relazione alla natura del bene in oggetto – rende, allo stato, provvisoriamente non modificabile la situazione”.
IL RINVIO
Due giorni fa lo stesso Consiglio aveva rinviato all’8 luglio la decisione sul ricorso presentato dall’Avvocatura dello Stato, per conto del ministero della Difesa, contro la sentenza del Tar del capoluogo siciliano che ha giudicato irregolari le autorizzazioni concesse per la realizzazione della struttura. Un tempo lunghissimo, in cui sarà impossibile accedere al sito posto sotto sequestro e che – per molti osservatori ed esponenti politici – non tiene conto tanto delle esigenze di sicurezza del nostro Paese, quanto degli accordi internazionali stipulati dall’Italia, che perde così ogni credibilità davanti ai suoi partner. Per questo nessuno si attendeva che, in attesa di luglio, potesse essere impedito di proseguire i lavori. L’episodio, così come oggi, fu accompagnato da una manifestazione del movimento No Muos e poi accolto con favore dal Movimento 5 Stelle locale.
IL CASO
Il danno causato da questo da questo ennesimo stop è però estremamente alto e per molti esperti ci sarebbe ben poco da festeggiare. Per alcuni esponenti politici come Gianpiero D’Alia, il blocco dell’impianto nuoce in primo luogo alle esigenze di sicurezza della Penisola in un momento così delicato per il Mediterraneo, come conferma il temporaneo sequestro di un peschereccio italiano avvenuto la scorsa notte a largo delle coste siciliane. Poche settimane fa era stato il politologo Angelo Panebianco, editorialista del Corriere della Sera, a riportare all’attenzione pubblica il caso del Muos. Nel suo commento Panebianco evidenziò come l’intera vicenda ponesse almeno tre aspetti “sconcertanti”. Il primo è che “la nostra sicurezza nazionale (di cui gli impegni con l’alleato americano sono un’essenziale componente) sia appesa alle decisioni di Tar e procure); che tali decisioni “siano prese sotto la spinta di un mobilitazione cosiddetta ambientalista”; e, soprattutto, “il silenzio delle nostre autorità nazionali”, che perdura. Sembra invece arrivato il momento – aggiunse il politologo – di “stabilire finalmente quali confini non possano e non debbano mai essere attraversati, superati, dalle magistrature, in quali ambiti siano soltanto i governo nazionali (in virtù di un mandato elettorale) a decidere, aiuterebbe a impostare politiche di sicurezza più efficaci”.
Nel frattempo il ministero della Difesa, sempre attraverso l’Avvocatura dello Stato, ha presentato ricorso anche contro il sequestro dell’impianto. Il ricorso contro l’ordinanza sarà discusso lunedì prossimo davanti al Tribunale del riesame di Catania. In questo caso Via XX Settembre è fiduciosa: le argomentazioni nelle sue mani sono solide e fondate e non dovrebbero lasciare spazio a sorprese.