“Pecca fortiter, sed fortius crede” (pecca anche molto, ma credi ancora di più): di questo motto si serviva Lutero per esprimere il primato della fede sulle opere buone ai fini della salvezza dell’anima. Papa Francesco recentemente ha affermato il contrario: all’Inferno ci andranno non coloro che credono poco o non credono, ma gli iniqui, i corrotti, i bancarottieri, chi vive solo per fare soldi. A occhio e croce, almeno stando alle cronache di questi giorni, sarà pieno di italiani.
++++
“Siate morbidi sulla morale ma tenete duro sul dogma”, diceva il gesuita di André Gide. A me il gesuita Bergoglio piace anche perché dice, in fondo, esattamente il contrario.
++++
Il presidente della Federazione dei rom e sinti, Davide Casadio, ha affermato di temere un nuovo olocausto per le etnie da lui rappresentate – dopo quello compiuto dai nazisti – se andasse al potere Matteo Salvini. Per fortuna questo pericolo per ora non c’è. Inoltre, pur comprendendo la sua indignazione contro chi vuole radere al suolo i campi nomadi (ma non i nomadi, ha precisato con pia indulgenza il leader della Lega), a Casadio non dovrebbe sfuggire -per quanto talvolta sia esile il confi- ne che le divide- la differenza che passa tra la tragedia e la farsa.
++++
Dopo aver descritto nei “Teatri di Napoli” la concorrenza che nel Seicento si facevano ciarlatani e gesuiti per intrattenere la plebe, Benedetto Croce – citando un episodio riferito dal vescovo protestante Burnet – aggiunge: “Anzi una tradizione vuole che fu proprio al Largo di Castello che quel tale predicatore, abbandonato dai suoi uditori per un Pulcinella, esclamò, mostrando il crocefisso, le famose parole: Qui, qui, ché questo è il vero Pulcinella”. Beninteso, al Largo del Nazareno non ci sono né ciarlatani né predicatori, ma solo statisti e leader politici serissimi. A pensarci bene, tuttavia, Renzi e Bersani hanno rischiato di calcare la stessa scena immortalata nell’aneddoto del grande filosofo. Una scena in cui la ricerca di impossibili complicità si è consumata nel gelo di una irriducibile rivalità. Bersani si rassegni. Al tempo del carnevale, della diversità fatta festa in cui ogni follia è lecita, succede sempre il tempo dell’espiazione e della catarsi: quello della quaresima e della settimana santa. La cosa potrà non piacere a D’Alema e Rosy Bindi, ma il popolo della sinistra postcomunista e postdemocristiana ha ormai scelto il Rottamatore come suo diacono.