Da tempo, anzi da anni, inchieste e ricostruzioni giornalistiche adombravano il sospetto che i sindacati ciurlassero nel manico, indicando un numero di iscritti superiori a volte alla realtà.
Ora è da una comunicazione dell’Inps, riguardante i pensioni iscritti alle maggiori confederazioni, che il sospetto diventa realtà. Leggere, per credere, quanto scrive il Corriere Economia, il dorso del lunedì del Corriere della Sera nella rubrica curata da Enrico Marro.
Ecco la premessa di Marro:
Nell’ultimo numero del Diario sindacale , dedicato ai dati diffusi dall’Inps sul numero dei pensionati iscritti al sindacato (7.135.858 su 15.778.000, cioè il 45,23%), avevamo auspicato che l’istituto presieduto da Tito Boeri rendesse noti anche il numero di iscritti a ciascuna sigla sindacale, come risulta dalle deleghe degli stessi iscritti a effettuare la trattenuta sulla pensione a favore della sigla di appartenenza. Così da poter confrontare i dati Inps con quelli dichiarati autonomamente dagli stessi sindacati. L’istituto di previdenza ci ha accontentato, fornendoci una tabella con il numero di trattenute effettuate a favore di ogni sigla sulle pensioni in pagamento lo scorso marzo.
Il Corriere Economia suggerisce come leggere i dati:
Il confronto quindi si può fare, con l’avvertenza che i dati non riguardano i pensionati, ma le pensioni, che sono di più perché circa un quarto dei pensionati riceve più di un assegno. Tanto è vero che le trattenute sono 7,9 milioni contro 7,1 milioni di pensionati iscritti ai sindacati. Le sorprese non mancano.
Ecco i numeri svelati dal Corsera grazie all’Inps presieduto da Tito Boeri, che ha avviato una sorta di operazione-trasparenza dei dati dell’Istituto previdenziale:
Le pensioni in pagamento sono 20.578.485. La sigla che beneficia del maggior numero di trattenute è lo Spi-Cgil, guidato da Carla Canone, con 2.486.820. Si tratta di circa mezzo milione in meno rispetto ai 2.988.198 di iscritti dichiarati dallo stesso Spi a chiusura del 2013 (ultimo dato disponibile). Anche per la Cisl lo scarto è notevole. Rispetto ai 2.006.515 pensionati dichiarati a fine 2013 le trattenute risultanti all’Inps sono 1.614.359, quasi 400 mila in meno. Per la Uil, che nel 2014 ha denunciato 572.951 tesserati tra i pensionati, le trattenute effettuate dall’Inps sono invece 493.303. Insomma, per le tre confederazioni, c’è uno scarto di quasi il 20% in meno tra i pensionati iscritti dichiarati e le trattenute effettuate dall’Inps a favore delle stesse organizzazioni.
Le differenze sono così spiegate ad esempio dalla Cisl. Ecco cosa scrive Marro:
Scarto che si spiega, secondo Gigi Bonfanti, segretario della Fp-Cisl con tre categorie: «I pensionati sociali, sui quali, anche se sono iscritti, non possiamo effettuare per legge alcuna trattenuta. Quelli che si iscrivono e pagano brevi manu. I pensionati all’estero che versano anche loro la quota direttamente al sindacato».
Qui di seguito tutti gli altri dati delle confederazioni:
La differenza diventa assolutamente inspiegabile per l’Ugl, il sindacato della destra che pretende di essere la terza confederazione, dietro Cgil e Uil. Le trattenute a favore dell’Ugl pensionati, diretta da Corrado Mannucci, sono appena 45.442 mentre lo stesso sindacato dichiarava nel 2012 al ministero del Lavoro 458.032 tesserati. Imbarazzanti anche i casi della Fip-Cisal, guidata da Francesco Cavallaro: 82.576 trattenute contro 720 mila dichiarati. E della Federpensionati-Confsal, con 15.806 trattenute contro 416.700 iscritti dichiarati al ministero nel 2012.
Gli altri dati interessanti sono che i quasi 8 milioni di trattenute effettuate mensilmente dall’Inps sulle pensioni vanno a favore di ben 148 sigle, la metà delle quali con meno di mille iscritti. Un pluralismo molecolare, insomma. Molte, inoltre, le organizzazioni del lavoro autonomo e imprenditoriale. Dalla Coldiretti, terza sigla in classifica con ben 618.274 trattenute alla Cia (anche qui agricoltura) con 414.733 a 50&più (commercio) con 302.012 alla Cna pensionati (artigianato) con 231.546. Fare chiarezza su questi numeri è importante, anche per definire chi dovrà entrare nel prossimo Civ dello stesso Inps, che, con la riforma annunciata, sarà più snello di quello attuale.