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Non è un problema di immigrazione clandestina ma di emergenza umanitaria

 

di Rocco Buttiglione

Lo stato libico non esiste più ed il Paese è nel caos ed in preda alla guerra civile. Il governo di Tobruk sostenuto dall’Egitto ed il governo di Tripoli sostenuto dalla Turchia si combattono aspramente fra loro. Fra di loro cerca di insinuarsi l’Isis che non ha ancora una grande consistenza propria ma ha comprato il sostegno di diversi gruppi tribali che appoggiavano Gheddafi e che sono preoccupati di essere emarginati dopo la caduta del dittatore. Oltre ai gruppi tribali libici vi sono centinaia di migliaia di immigrati. Alcuni lavoravano nell’economia libica e hanno perso il lavoro. Altri sono arrivati fuggendo da altre guerre e dal deserto che avanza nell’Africa subsahariana. Altri ancora hanno servito come mercenari per Gheddafi. Malvisti e maltollerati dalla popolazione locale cercano disperatamente un passaggio per l’Europa. In Libia non ricevono né cibo né alloggio né cure mediche né assistenza umanitaria. Si tratta di centinaia di migliaia, anzi milioni, di persone. Non è tutto. I nuovi schiavisti sanno che in Libia non c’è lo stato e organizzano i viaggi della speranza ( o della disperazione) da tutta l’Africa e dal Medio Oriente verso i porti libici. La Libia, dove lo stato non c’è, è il centro principale per organizzare il mercato dei passaggi clandestini in mare.

Molti pensano che si tratti semplicemente di immigrazione clandestina e che basti chiudere le frontiere. Accusano il governo italiano di incentivare l’esodo con le misure di assistenza in mare per i disperati. Non saremo in grado di disegnare una strategia fino a quando non capiremo che si tratta di qualcosa di essenzialmente diversi dalla immigrazione clandestina. Vediamo perché. L’immigrato clandestino è uno che cerca lavoro per migliorare la propria condizione, è cittadino di uno stato che esiste e rilascia regolari documenti di identità, arriva in Italia con un visto turistico, si cerca un lavoro nero e rimane clandestinamente dopo la scadenza del visto. La grande maggioranza dei clandestini arrivano così. Il profugo non ha uno stato. Quello che aveva si è sfasciato o non lo vuole più e non gli riconosce i diritti di cittadino. Di conseguenza il profugo non ha documenti e non può prendere un volo per l’Italia o per un qualunque altro paese.

Il testo completo sul sito di Fede e Scienza

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