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Produzione industriale, ecco i settori che ingranano (e quelli che arretrano)

Il dato sulla produzione industriale di febbraio è risultato esattamente in linea con le nostre previsioni (+0,6% m/m da -0,7% m/m di gennaio la variazione congiunturale, -0,2% da -2,2% a/a precedente la variazione tendenziale corretta per gli effetti di calendario). Il dato è risultato superiore alle stime di consenso (+0,5% m/m, -1,3% a/a).

Confortante che il rimbalzo sia guidato dai beni strumentali (+1,1% dopo il -1,7% m/m di gennaio; la variazione congiunturale media degli ultimi 3 mesi è di +0,7% m/m). Un contributo importante, di circa tre decimi, è venuto anche dal forte aumento della produzione energetica (+3,6% m/m; è il terzo incremento congiunturale consecutivo dopo il forte calo registrato tra settembre e novembre dello scorso anno anche in conseguenza di temperature superiori alla media).

Viceversa, continua a calare la produzione di beni intermedi (-0,4% m/m) e risulta stagnante quella di beni di consumo (si registra un deciso calo per il secondo mese consecutivo dei beni durevoli dopo il forte recupero degli ultimi mesi del 2014, mentre crescono dello 0,2% m/m come già a gennaio i non durevoli).

Lo spaccato per settore di attività economica resta misto. Dei 13 settori manifatturieri, solo 6 risultano in progresso su base annua (e i restanti 7 in calo). Il più brillante si conferma il comparto dei mezzi di trasporto, che mantiene un tasso di crescita su base annua di poco superiore al 16% (le auto, con un +29%, pur in rallentamento dal +36% del mese precedente, fanno segnare il quinto aumento consecutivo tendenziale a doppia cifra); da notare anche il rimbalzo per il coke e i prodotti petroliferi raffinati (+12% a/a), sebbene si tratti di un comparto dal peso assai limitato sul totale dell’output (meno del 2%); in crescita anche farmaceutici, computer/elettronica, alimentari e altre industrie manifatturiere (non a caso si tratta, assieme ai mezzi di trasporto, di alcuni tra i settori più export-led e in particolare esposti verso i Paesi dell’area del dollaro).

All’estremo opposto, peggiora ulteriormente la tendenza per tessile e abbigliamento (-7,7% a/a); resta in territorio negativo per il secondo mese consecutivo (dopo aver evidenziato una decisa ripresa a fine 2014) anche il comparto-chiave della meccanica (-1,6% a/a), che pure evidenzia un rimbalzo nel mese (+2,1% m/m) e dovrebbe beneficiare anch’esso del cambio debole nei prossimi mesi. Al di fuori del manifatturiero, l’attività estrattiva si conferma come uno dei comparti più colpiti da crisi “strutturale” (-13,4% a/a), mentre si evidenzia un recupero per la fornitura di energia (+4,1% a/a).

In sintesi, il rimbalzo della produzione industriale a febbraio conferma quanto segnalavamo un mese fa e cioè che il calo inatteso di gennaio fosse “anomalo” in quanto viziato da effetti di calendario (due ponti festivi a inizio mese) e perciò destinato a rientrare il mese successivo. Peraltro, il recupero di febbraio corregge sì la discesa del mese precedente ma lascia il trend nell’industria più vicino a una stagnazione che non a una fase di vera e propria crescita dell’attività economica.

In ogni caso, ci aspettiamo un ulteriore aumento della produzione a marzo, e che il 1° trimestre 2015 possa risultare il primo trimestre dal 2013 a registrare una crescita sia per la produzione industriale che per il PIL. La nostra stima su entrambe le variabili è piuttosto cauta al momento (0,1% t/t). Tuttavia, i risultati delle indagini di fiducia delle imprese, in particolare nel settore manifatturiero, sono coerenti con una accelerazione già a partire dal trimestre corrente. Sembra di poter dire che in particolare nel manifatturiero non si siano visti ancora appieno gli effetti benefici degli shock su prezzo dell’energia e tasso di cambio (quest’ultimo, accentuatosi decisamente da febbraio ad oggi).

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