Grazie all’autorizzazione del gruppo Class editori pubblichiamo l’articolo di Raffaele Porrisini apparso su Italia Oggi, il quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi.
Forza Italia che sostiene il presidente di Regione uscente del centrosinistra, dopo averlo avversato per dieci anni. Il Pd che invece scarica il suo stesso governatore chiedendogli di dimettersi e ritirando cinque assessori dalla giunta. L’Udc che si divide in due proprio dove ha sperimentato per la prima volta l’alleanza a sinistra, finendo per minare alle fondamenta il progetto di Alleanza Popolare.
Infine Lega Nord e Fratelli d’Italia incapaci di mettersi d’accordo, ognuno con il suo candidato di bandiera. Benvenuti nelle Marche, regione dove in occasione delle elezioni di fine maggio la fantasia applicata al quadro politico non manca di certo.
Tutto nasce dalle scelte di Gian Mario Spacca, presidente uscente dopo due mandati, uomo del Pd un tempo di sponda lettiana, l’inventore del cosiddetto modello Marche, l’alleanza tra dem e Udc che estrometteva la sinistra di Sel, Rifondazione e altre sigle. Dopo dieci anni da presidente di Regione, Spacca non ne ha voluto sapere di mollare, s’è inventato la lista civica Marche 2020 dove sono confluiti pezzi del Pd – a partire dal renziano della prima ora Vittoriano Solazzi – ha messo in campo i suoi ottimi rapporti col mondo delle imprese e, una volta capito che il Pd non solo non lo avrebbe ricandidato ma gli avrebbe persino negato le primarie, s’è rivolto al centrodestra.
Da quella parte ha trovato le porte spalancate: Forza Italia non aspettava altro che un aspirante governatore sul quale convergere, senza doversi impegnare troppo nella ricerca interna dato il momento difficile che sta vivendo. Pertanto, dopo un primo interessamento per l’ex sindaco di Ascoli Piceno, Pietro Celani, è arrivato l’ok a Spacca, operazione nella quale ha giocato un ruolo decisivo il vicepresidente del consiglio regionale, Giacomo Bugaro, transitato dal Pdl all’Ncd ma ben presto tornato all’ovile berlusconiano. Con Spacca e Fi c’è anche Area Popolare, grazie soprattutto al coordinatore nazionale di Ncd, Gaetano Quaglieriello, che ha voluto in prima persona l’alleanza col governatore uscente.
L’Udc marchigiano s’è invece diviso in due: da una parte l’assessore regionale Maura Malaspina e l’ex deputato Amedeo Ciccanti, rimasti in Area Popolare; dall’altra il gruppo guidato dal segretario regionale e presidente della Provincia di Macerata, Antonio Pettinari, insieme all’assessore regionale Luigi Viventi che ha annunciato di andarsene dalla giunta in polemica con Spacca, seguendo così la linea dei cinque colleghi del Pd.
La ridiscesa in campo del governatore crea più di un problema ai democratici e al loro candidato, l’ex sindaco di Pesaro Luca Ceriscioli. È infatti nell’area di centro che il Pd deve conquistare voti; per farlo ha messo in campo la lista dei Popolari dentro la quale confluiranno esponenti del Centro democratico (guidato in regione dall’ex Idv David Favia), quindi dei Popolari per l’Italia di Mario Mauro e infine i dissidenti dell’Udc. In ballo anche le sorti (politiche) del consigliere regionale ex An Giancarlo D’Anna, candidatosi un anno fa a sindaco di Fano con una lista civica trasversale e convinto sostenitore della mozione di sfiducia del Pd contro Spacca.
Nemmeno a destra però i partiti marchigiani hanno trovato una sintesi. La Lega Nord è da tempo in campo con il suo storico segretario in regione, quel Luca Rodolfo Paolini che già vent’anni fa provò (invano) la corsa alla Regione e oggi si propone come un salviniano doc, lui che in passato è stato molto vicino a Umberto Bossi ed è finito in rotta di collisione con diversi esponenti del Carroccio locale poi usciti dal partito. Dal canto suo, Fratelli d’Italia punta invece su un candidato autonomo, il sindaco di Potenza Picena Francesco Acquaroli, per presentare il quale s’è fatta vedere pure la leader nazionale Giorgia Meloni. Difficile che tra i due partiti di destra si arrivi ad un accordo, basti pensare che con Fdi si ricandida il consigliere regionale uscente ex Lega, Roberto Zaffini, un tempo maroniano doc ma andatosene proprio dopo un durissimo scontro con Paolini.