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Renzi, Tsipras e il gioco del pollo

Nei resoconti televisivi degli incontri internazionali, Tsipras e Renzi sfoggiano, anzi ostentano, grandi abbracci e baci. Solo per il pubblico? O c’è qualcosa di più sincero?

Renzi e Tsipras sono affratellati da quello che in teoria dei giochi si chiama “il gioco del pollo”, che in italiano sarebbe meglio chiamare “gioco del coniglio”, ossia di cosa plasma i comportamenti in una situazione ad alto rischio.

Andiamo con ordine. All’inizio del negoziato tra Tsipras e i suoi partner su Formiche.net ho ricordato i “giochi” multipli su più tavoli: su un tavolo (con i partner europei) l’obiettivo di Tsipras era quello di massimizzare la “reputazione”; con il proprio elettorato, invece, quello di massimizzare “la popolarità”. Un equilibrio di Nash, quello del film A Beautiful Mind (quindi sempre instabile) che, però, non sembra sia riuscito a raggiungere.

All’inizio del suo mandato, Renzi era in una situazione simile: massimizzare la “popolarità” all’interno del PD (dove una nutrita minoranza si sentiva accantonata, spodestata e rottamata nella fase che ritenevano fosse la migliore, per età ed esperienza, di contribuire alla politica dell’Italia): massimizzare la “reputazione” con alleati non del tutto certi delle sue intenzioni e della sua affidabilità. Ha raggiunto e mantenuto un equilibrio alla Nash per diversi mesi. Si è, però, spezzato (non sta a me dire per causa di chi) con l’elezione del Presidente della Repubblica.

Ora, privi di “reputazione” con i partner e di “popolarità” di quelle che sarebbero le proprie schiere, si trovano ambedue in una situazione ad alto rischio. Tsipras potrebbe essere costretto al default ed espulso dall’euro (nonché scaricato dai propri elettori) se non colpisce bene al prossimo colpo del negoziato. Renzi potrebbe essere costretto ad andarsene a Pontassieve (ed essere per un periodo fuori dall’agone politico) se perde la battaglia (da lui enfatizzata) sulla legge elettorale, su cui ieri comunque ha incassato la fiducia della Camera.

Sono ambedue alle prese con il “gioco del coniglio”. Per illustrarlo, senza ricorrere ad equazioni, si ricordi il film del 1955 Gioventù Bruciata che lanciò la intensa ma breve carriera di James Dean. Due diciassettenni, Jim (Dean) e Buzz fanno una gara per acquisire contemporaneamente reputazione e popolarità di fronte al loro mondo di riferimento: una corsa automobilistica (su auto rubate) verso un dirupo. Se uno dei due sterza all’avvicinarsi del burrone, mentre l’altro avanza e riesce a saltare fuori dall’auto proprio prima che la vettura crolli nel baratro, il primo fa la figura del coniglio mentre l’altro vince reputazione e popolarità. Se entrambi corrono senza gettarsi fuori dall’auto prima del burrone, moriranno ambedue e reputazione e popolarità non serviranno a nulla, quanto meno a loro.

Nel “gioco” nessuno dei due giocatori ha una strategia dominante e vi sono due equilibri potenziali (“sterza”-“continua dritto” o “continua dritto- sterza”). A ciascuno dei due giocatori conviene adottare una strategia opposta a quello dell’altro. Se uno dei due dichiara di “non sterzare” ed è credibile, l’altro verrà costretto a sterzare per primo per evitare sia il burrone sia un probabile scontro.

Sia Renzi sia Tsipras hanno affermato a gran voce di seguire la strategia “continua dritto-non sterzare”. Il primo (Renzi) dispone, però, di un impianto almeno mediatico che pare lo renda convincente. Il secondo (Tsipras) non sembra essere più il persuasore che si pensava fosse alcune settimane fa.

E’ possibile che il primo ce la farà. Così come vinse la gara James Dean in Gioventù Bruciato, restando però tormentato per la morte di Buzz in tutta la seconda parte del film (la sua vittoria potrebbe portare lacerazioni profonde nel PD).  Il secondo pare sempre più destinato a finire del burrone.

Almeno così dice la teoria.



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