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Reportage #GenderSensivity: intervista con Aurelio Mancuso

Dopo l’intervento del Parlamento Europeo sui temi dei diritti degli omosessuali qualcuno ha parlato di “assurdità antropologica”, altri, invece, in occasione dell’approvazione in Commissione Giustizia al Senato del ddl Cirinnà, di “forzatura ideologica”.  Ne ho parlato con Aurelio Mancuso, Presidente di Equality, attivista per i diritti degli omosessuali, giornalista e collaboratore per Il Garantista, blogger per l’HuffingtonPost. 

Mancuso, che pericolo portano con sé i diritti degli omosessuali? Nello specifico cosa c’è di terribile nel DDL Cirinnà?

Nel nostro Paese c’è una atavica abitudine a trasformare il dibattito sui diritti civili in uno scontro tra fazioni contrapposte. Soprattutto la politica, che di malavoglia si occupa di diritti, forse perché lontana dai bisogni concreti delle persone, assume posizioni che non aiutano a chiarire bene i termini delle questioni. È bene, quindi, portare il tutto sul livello dell’osservazione sociale e culturale di ciò che è avvenuto negli Stati dove sono state riconosciute tutele alle coppie omosessuali. Come si può evincere non solo non vi sono stati stravolgimenti sociali, ma le società aperte e inclusive si avvantaggiano rispetto a quelle chiuse e arretrate, sia nel campo sociale e sia in quello economico. E sono proprio le famiglie, tutte, a beneficiare di questa visione di supporto, come dimostrano le leggi e gli strumenti messi in campo in tutte le democrazie mature.

Purtroppo in Italia sono decenni che si propaganda il familismo a fronte di politiche familiari inesistenti. Rispetto alla proposta di legge Cirinnà, di cui ora si avvia l’iter, si può sintetizzare che raccoglie da una parte, con il titolo 1, l’esigenza che le coppie omosessuali possano accedere alle tutele previste dalle coppie eterosessuali con il matrimonio, salvo le adozioni di minori esterni alla coppia, con l’istituzione delle unioni civili. Mentre il titolo 2 interviene rispetto alle convivenze che non vogliono sposarsi o non vogliono accedere alle unioni civili. È un progetto di legge complesso, che suscita un vasto dibattito anche dentro la comunità lgbt, insoddisfatta di non poter accedere direttamente al matrimonio, consapevole allo stesso tempo che si tratta di un primo passo.

Perché, allora, questi allarmismi e questa violenza da parte anche di esponenti della Chiesa? Come Cattolico come vive questa situazione?

Come cattolico avverto un pericoloso scivolamento dalla fede ad atteggiamenti di fanatismo che ricordano più le eresie dei primi secoli che la complessa discussione teologica. La Bibbia contiene la parola di Dio, che dovrebbe illuminarci tutte e tutti, aiutandoci a trovare armonia nel profondo rispetto all’intimità. Nascere omosessuali fa parte del progetto divino? È nell’ordine naturale? La stragrande maggioranza dei teologi sono concordi che sì nascere omosessuali non è una scelta, è una condizione innata, così come afferma la scienza. Nella gerarchia cattolica e in sostanziosi movimenti ecclesiali e della cultura cattolica, l’avversione nei confronti dell’omosessualità, dire che più in generale permane un diffuso pessimismo sulla sessualità, o meglio della pratica omosessuale e della sua fuoriuscita dalla plurimillenaria clandestinità, è nota ed interpretata come un pericolo per la stabilità della condizione umana, delle differenze sessuali uomo e donna, dell’organizzazione delle società. Non potendo dilungarmi, sono propenso a invitare tutti questi padri, saggi, alfieri, della fede cattolica a un confronto sui fatti, sulla conoscenza diretta della convivenza delle famiglie, tra le famiglie. Nel cattolicesimo tanto popolo di Dio, molte parrocchie, scuole, incontrano la visibilità omosessuale, sono nate feconde esperienze, importanti documenti anche nelle Conferenze Episcopali. Insomma, non dobbiamo parlare solo dell’avversione, ma anche di una spontanea pastorale che si sta sviluppando nel mondo che sta già mutando il pensiero tra i cattolici.

Di recente Forza Nuova ha organizzato a Milano una manifestazione, tra le altre cose di poco successo, per mettere al rogo dei libri che inneggiano all’ideologia gender. Che pericoli ci sono concretamente per gli omosessuali in Italia oggi e cosa potrebbe accadere domani?

L’ideologia gender non esiste è un’invenzione, non nuova, nata oltreoceano dai gruppi fondamentalisti cristiani di cui i cattolici solo pochi anni fa avversavano la brutalità e l’infondatezza. La diffusione delle sette evangeliche soprattutto in America Latina, ha costretto le chiese locali a una radicalizzazione sui temi della morale sessuale e delle libertà femminili. L’assunzione anche in Italia di una propaganda che è fomentata dalle lobby reazionarie dei tea party o dei gruppi dell’estrema destra razzista e omofoba europei fa correre un pericolo mortale alla nostra chiesa. Troppi vescovi sono terrorizzati dalla democrazia e dalle libertà da esser disposti a esser indulgenti con l’internazionale dell’odio. Il Concilio Vaticano II, cui Francesco e molta parte delle e dei cattolici guardano ancora come il superamento della chiesa nemica delle società libere, ha spazzato via tutte le tentazioni di dominio sull’Uomo, ma la strada è ancora lunga. Forza Nuova, come le Sentinelle in Piedi, Manif pour Tous, sollecitano il ritorno della verità indiscutibile della tradizione e, forniscono una potente morale alle discriminazioni. Anche per questo l’Italia è uno dei paesi europei più omofobi, dove i giovani omosessuali si sentono più in pericolo dei loro coetanei, dove gli atti di bullismo e di sopraffazione sono così numerosi.

Da politico mi interrogo sulla responsabilità che la chiesa cattolica, organizzazione così importante per il benessere comune di credenti e non credenti, presidio di solidarietà e intervento concreto rispetto alle povertà e alle emarginazioni, rischiosamente può avere rispetto all’esclusione delle persone lgbt. Da cattolico, osservo che la mia chiesa è a un drammatico ed epocale bivio: escludersi dalle realtà o discernere rispetto alle differenze. Nell’immediato tutto questo rende i gay, le lesbiche, le/gli trans, italiani soggetti sociali dirompenti, loro malgrado al centro di uno scontro tra progressione e arretramento, essendo le loro vite assunte come paradigma di un mutamento antropologico, falsamente narrato, perché sempre agente nei millenni. Dobbiamo, quindi, rifiutare l’etichetta di vittime, perché è quella usata, a destra e a volte anche a sinistra, per derubricare la nostra individualità come fuori dagli schemi.

Lei è oltre ad essere un Politico, un cattolico, è anche Presidente di Equitaly, un’associazione impegnata per la tutela dei diritti degli omosessuali. La mia ultima domanda è: cosa possono o devono fare le associazioni impegnate sul territorio per contribuire a migliorare la vita degli omosessuali? 

Senza associazioni come Arcigay o come il Mario Mieli e prima di loro il Fuori, e tutti i mille fiori di una collettività ricca di amore e di conflitti, non si sarebbe potuta svolgere la più grande rivoluzione gentile mai avvenuta in Italia. Da poche centinaia di persone visibili degli anni ’60 oggi sono oltre un milione le persone lgbt che vivono alle luce del sole, un fatto che è ancora stato troppo poco indagato e studiato. Non solo abbiamo resistito nei decenni difficile dell’emersione, ma abbiamo conquistato un ruolo nella società che è l’esatto contrario del lobbysmo di cui buffamente siamo accusati. Mancano, per colpa della politica, le leggi di tutela, ma il processo culturale e sociale è inarrestabile e, nei prossimi anni anche altri milioni di individui prenderanno coraggio.

Il tempo anche per il movimento lgbt è cambiato, l’articolazione associativa si è arricchita di reti di scopo, di interesse, gruppi sportivi, di professionisti, e così via. Dal protagonismo delle famiglie arcobaleno provengono domande che interpellano anche le persone omosessuali. Insomma, tutto sta cambiando velocemente e questo è un gran bene perché rende evidente che l’omosessualità non è cliché ed omologazione, come per l’eterosessualità bisogna declinare al plurale l’essere gay, lesbica, trans. La trasformazione attraversa le associazioni territoriali, i tanti gruppi di giovani e giovanissimi omosessuali, delle famiglie con o senza figli, le individualità.

Le persone impegnate devono alimentare questo fermento, ascoltare le domande anche di mutamento rispetto ad appuntamenti costitutivi della nostra storia come i Pride, privilegiare un linguaggio di dialogo e apertura con diverse espressioni sociali, non aver paura di mettere in relazione le differenti identità. Nella quotidianità noto un’evoluzione prorompente, a volte gli anziani eterosessuali sono più accoglienti dei giovani gay. Sono contraddizioni e asperità dei lavori in corso, del grande cantiere dell’affermazione di una società plurale. In fondo si tratta di mettere in pratica ciò che come Equality Italia affermiamo: la tua libertà inizia quando incontra la tua.


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