La paralisi delle trattative con la Grecia comincia a diventare inquietante. Viene talvolta il sospetto che il premier greco Alexis Tsipras sia convinto di durare comunque poco e voglia spendere questi suoi pochi mesi vivendo una vita splendida e spericolata (o l’ottenimento di grandissime concessioni dall’Europa o l’uscita di scena a testa alta, avendo comunque
salvato l’onore).
Un compromesso dell’ultima ora (che tecnicamente non esiste, perché l’Europa può mantenere
intubata la Grecia finché ha voglia di farlo) è sempre possibile, ma è anche possibile che a qualcuno saltino i nervi, magari ai mercati.
Il ministro tedesco delle Finanze, Wolfgang Schaeuble, butta lì sempre più spesso che la struttura dell’Eurozona va rafforzata. È possibile, quindi, che una rottura con la Grecia venga seguita immediatamente da qualche promessa di maggiore coesione tra gli altri membri. Nel caso peggiore le conseguenze per i mercati sarebbero sicuramente spiacevoli ma non prolungate.
Le banche centrali cercherebbero di stabilizzare i cambi e la Bce sosterrebbe i bond con il Qe. Più insidiosi gli effetti di medio-lungo periodo. Alla fine del Qe o al primo segno di affievolimento del ciclo europeo, i mercati inizierebbero a speculare sulla prossima vittima.