Grazie all’autorizzazione del gruppo Class Editori, pubblichiamo l’articolo di Francesca Gerosa uscito sul quotidiano Milano Finanza.
La mega fusione annunciata ieri fra Royal Dutch Shell e BG ha sostenuto il settore petrolifero europeo. L’impatto si è visto anche a Piazza Affari su Eni , che è salita in mattinata dell’1%, per poi ritracciare e concludere la seduta con un rialzo dello 0,3%, ma soprattutto sulla controllata Saipem (+5,14% a 10,85 euro).
IL DEAL
L’operazione rappresenta uno dei maggiori deal nel settore degli ultimi anni, potenzialmente superiore alla recente aggregazione da 35 miliardi tra Halliburton and Baker Hughes.
I REPORT
L’accelerazione dell’attività di m&a nel settore è, secondo gli analisti, un fattore sicuramente positivo per Saipem e Tenaris (+0,74%), mentre ci sono pochi spazi per un potenziale coinvolgimento di Eni , anche se la fusione annunciata mette a nudo la sottovalutazione del Cane a sei zampe. Eni tratta con un multiplo enterprise value/ebit (valore d’impresa/reddito operativo netto) 2015 di 6,7, decisamente inferiore sia alla media Ue (13,5) sia a Royal Dutch Shell (12,5) e Bg (21,4).
MEDIOBANCA DOCET
Il gap di valutazione del titolo italiano è evidente e la mega fusione annunciata «è una notizia molto importante per il settore nel suo complesso, in quanto porterà a un revisione dei multipli», sostengono gli specialisti di Mediobanca Securities, che mantengono il rating neutrale con prezzo obiettivo 15,40 euro. Target price che ieri Equita ha ritoccato al rialzo da 16,5 a 17 euro (rating hold confermato) in conseguenza del cambiamento delle stime 2016-2017.
DOSSIER ENI
Il recente track record di ristrutturazione di Eni è stato incoraggiante, secondo gli analisti della sim, con un forte miglioramento del free cash flow, considerando il calo dei prezzi del petrolio. Al contempo, il nuovo piano a medio termine sotto la guida dell’ad Claudio Descalzi, è solido.
PAROLA DI EQUITA
Tuttavia, avvertono gli esperti di Equita, il percorso è reso turbolento dalla prolungata debolezza del greggio e dalla bassa esposizione di Eni al downstream, che fino al terzo trimestre 2014 è risultato un peso, ma ha sostanzialmente recuperato negli ultimi due trimestri. Gli analisti hanno accolto con favore la decisione del management del colosso petrolifero italiano di trovare un equilibrio tra free cash flow e la remunerazione attraverso un dividendo inferiore, ma la valutazione attuale implica un limitato potenziale di crescita della quotazione rispetto al nuovo target price. Peraltro hanno tagliato le stime di utile per azione 2015-2017 in media dell’11% in funzione di differenti ipotesi sull’andamento del prezzo del greggio.
QUI ENI
In ogni caso i titoli petroliferi italiani, ed Eni in particolare, beneficiano del fatto che l’accordo sul programma nucleare iraniano potrebbe facilitare i rapporti tra l’Iran e i Paesi occidentali, portando all’annullamento delle sanzioni contro Teheran. Gli specialisti della sim credono che la cancellazione delle sanzioni sia probabile, ma non ritengono che Eni possa beneficiare di un nuovo accordo con l’Iran. Eni è presente nel Paese per il completamento di alcuni progetti, che secondo gli analisti hanno tuttavia un effetto trascurabile sui numeri della società.
REPORT IMI
In futuro “riteniamo che nuove opportunità di sviluppo possano derivare dalla cancellazione delle sanzioni, ma crediamo che ciò avverrà coinvolgendo altre major del settore e&p (esplorazione & produzione). Non pensiamo quindi che le notizie sull’Iran siano state il driver principale della recente performance positiva del titolo Eni e per il settore nel suo complesso”, concludono a Banca Imi.