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Come si vede il ddl Cirinnà all’estero

L’eco della disgraziata approvazione nei giorni scorsi del nuovo testo “unificato” sulle unioni civili a firma dalla senatrice Cirinnà è giunta anche negli Stati Uniti. Al voto favorevole della Commissione Giustizia del Senato sul DDL, che rischia di aprire le porte dell’ordinamento giuridico ad un modello di regolazione delle unioni omosessuali sostanzialmente equiparato al regime del matrimonio, è stato dato grande risalto dal portale anglosassone LifeSiteNews, molto diffuso negli Stati Uniti, Canada e Gran Bretagna.

Mercoledì scorso, infatti, è apparso in grande evidenza sulla testata un commento della corrispondente a Roma Hillary White, intitolato I vescovi italiani accusano: il progetto di legge sulle Unioni civili è una forzatura ideologica che porterà alla teoria gender (Italy’s civil unions bill will mean “ideological enforcement” of “gender theory”: Bishops, in LifeSiteNews, 1° aprile 2015). Riportando ampi stralci delle dichiarazioni del segretario generale della Cei monsignor Nunzio Galantino, secondo le quali il DDL Cirinnà costituisce «un uso improprio e ideologico dello strumento giuridico», «confondendo il doveroso rispetto dei diritti con una forzatura», il portale pro life ha definito l’intervento del vescovo una positiva novità. «L’allarme contro l’introduzione della teoria gender nella legislazione italiana è venuto come una sorpresa da parte di Galantino – ha commentato Hillary White –, il quale finora non è apparso uno strenuo difensore del modello tradizionale di famiglia e dei suoi valori. Nell’ottobre dello scorso anno Galantino accusò ad esempio apertamente la Chiesa Cattolica di dare adito al suo interno a comportamenti discriminatori nei confronti delle “coppie non convenzionali”».

Monica Cirinnà, la senatrice democratica prima firmataria del DDL pro-unioni omosessuali, ha inteso invece in senso molto duro le critiche del segretario generale della Cei, cui ha risposto un po’ a sproposito: «Il Pd va avanti: la legge sulle unioni civili è un impegno preso con i nostri elettori ed è un riconoscimento di diritti che la Consulta ci chiede con estrema sollecitudine. Rispetto le posizioni della Cei, ma io mi occupo di leggi e diritti, semmai di reati. Non di peccati».

In una successiva intervista la Cirinnà ha quindi definito il suo innaturale e socialmente devastante progetto, «un disegno di legge molto importante che incarna anni di lotte per l’uguaglianza e l’affermazione dei diritti civili; mai nella storia del nostro Paese una proposta sui diritti delle famiglie e delle coppie dello stesso sesso è arrivata a questo punto del dibattito parlamentare» (Federico Quadrelli, Reportage #GenderSensivity: intervista con la Sen. Monica Cirinnà, in Formiche.net, 2 aprile 2015).

Il passaggio storico che, due anni fa, è riuscito ad imporre anche in Italia l’agenda del gender, quell’errore della mente umana di cui ha parlato Papa Francesco, è stata secondo LifeSiteNews la “Campagna d’Azione contro il Razzismo” promossa dall’UNAR, l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. «L’Italia è stata per lo più immune ai tentativi dello schieramento omosessualista internazionale e dei lobbisti “gender” – ha scritto la White nel suo editoriale – fino a circa due anni fa. Fino, cioè, al 2013, quando le notizie dapprima locali, poi nazionali, di genitori costretti a scontrarsi con le autorità scolastiche per impedire l’inserimento nei curriculum di studio dei loro figli dei progetti di educazione “anti-razzista” approvati dell’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (UNAR), una articolazione del Ministero per la Pari Opportunità, sono balzati alle cronache».

Anche Oltreoceano, quindi, si stanno comprendendo bene sia le origini sia i disastrosi effetti che si avranno sui bambini e sulle adozioni se, il cedimento all’ideologia gender, si avrà in un Paese finora intoccabile come l’Italia. L’affermarsi di un processo globale di snaturamento dell’istituto matrimoniale, che porterà inevitabilmente con sé il debordare del mercato degli uteri in affitto, appare allarmante e paradossale tanto più se realizzato in Italia con la copertura politica di un partito, il Pd, che è guidato ufficialmente da cattolici come Renzi e Delrio.

Equiparare le unioni gay al matrimonio, consentendo di accedere a meccanismi di “filiazione innaturale”, sta suscitando però, per fortuna, la mobilitazione di tutte le forze, anche internazionali, pro life & family, soprattutto dei giovani, dell’associazionismo e delle chiese. Anche La Croce va sostenuto per continuare a promuovere un’opposizione durissima alle lobbies faziose che, in nome di minoranze assolute di cittadini, pretendono di scardinare la famiglia e quelli che sono stati fino al Sessantotto i valori fondamentali della società occidentale.


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