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Turchia, così Erdogan rispolvera la diplomazia ottomana

Erdogan Turchia

Articolo tratto da Nota Diplomatica

La notizia dalla Turchia del Presidente Recep Tayyip Erdoğan è che la
condotta della politica estera del Paese tornerà alla “diplomazia ottomana”. L’espressione non ha un significato chiaro per l‘Occidente e probabilmente nemmeno per gli stessi turchi.

La cosa più rimarchevole della diplomazia dei Sultani è che pagavano loro le spese e gli stipendi delle rappresentanze diplomatiche straniere a Costantinopoli. Gli ambasciatori e i loro seguiti erano “ospiti” in tutti i sensi, dall’istante che entravano nel Paese al momento della partenza, una circostanza che tendeva a creare conflitti d’interesse, come fece anche una certa disattenzione al concetto di “immunità diplomatica”. In vari momenti gli ambasciatori
della Francia, della Russia e della Repubblica di Venezia sono stati tutti incarcerati.

I rapporti esteri partivano dalla totale assunzione della superiorità turca – a tal punto che la struttura preposta a trattare con l’Occidente si chiamava il Bureau per gli Affari Barbari. Gli Ottomani non formavano alleanze durature con potenze straniere, almeno non fino agli anni del declino finale quando si sono avvicinati alla Germania: con risultati per il Paese molto sfortunati in non una – la “Prima”, ancora sotto gli Ottomani – ma due Guerre Mondiali.

Comunque sia, lo straordinario cinismo della diplomazia ottomana ha servito l’Impero ottimamente per cinque secoli.


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