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Berlusconi è eterogrammatico (ma non è un insulto)

Sono circa trecentocinquantamila i cognomi italiani. Tra i dieci più diffusi, il primo – neanche a dirlo – è Rossi, seguito a ruota da Russo, Ferrari, Esposito, Bianchi, Romano, Colombo, Ricci, Marino, Greco. Se poi il Senato approverà il testo di legge passato alla Camera nel settembre 2014 (a proposito, dopo aver suscitato tanto rumore che fine ha fatto?), i nostri figli potranno averne anche due.

Scorrendo l’elenco telefonico, in futuro potremmo così imbatterci nel signor Carta Carbone, Campo Santo, Basso Altissimo, Spina Di Rosa. Le combinazioni più stravaganti sono potenzialmente smisurate, grazie al superamento dell’attribuzione automatica del cognome paterno, che secondo la Consulta è il “retaggio di una concezione patriarcale della famiglia”.

In ogni caso, i cognomi continueranno ad affascinare il vanitoso e il curioso (con l’araldica), e l’enigmista (con i ludogrammi). Per esempio, lo sapete che Berlusconi è eterogrammatico? Niente paura, il termine non è da querela. Vuol dire semplicemente che il suo cognome, benché composto da dieci lettere, non ne ha neanche una che si ripeta.

L’ex Cavaliere, invece, potrebbe forse adontarsi se gli spiegassimo che il suo patronimico significa “due volte losco” (“bis-luscus”). Ma sbaglierebbe. Infatti, lo è non sotto il profilo morale, ma clinico: “luscus” deriva da “luce captus”, ossia orbo da entrambi (bis) gli occhi; e dunque lontano parente di tutti i Del Guercio, i Guerzoni, i Guercino.

Ora, qualunque sia il giudizio sulla sua figura di leader carismatico, bisogna ammettere che nel suo caso il vecchio detto latino “nomen omen” (il nome è un presagio) non calza a pennello. Proprio mentre sta per andare (politicamente) in pensione, riconosciamogli almeno il merito di aver visto (e intercettato) lucidamente il rancore viscerale che vent’anni fa aveva investito la Prima Repubblica. Ciò che è accaduto dopo, più che storia, è ancora cronaca.


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