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Bpm, Ubi, Bper. Tutti i dubbi cattolici sulla riforma renziana delle Popolari

Grazie all’autorizzazione di Guerini editore, pubblichiamo un breve estratto del saggio “Popolari addio?”, da ieri nelle librerie, scritto da Gianfranco Fabi e Franco Debenedetti, e curato da Lodovico Festa. Il libro è stato presentato ieri a Roma al Centro Studi Americani (qui l’articolo del quotidiano il Messaggero) ed era presente anche il fotografo Umberto Pizzi: ecco la gallery pizziana…

Se la Banca d’Italia ha difeso a spada tratta la riforma, una forte opposizione è venuta, pur senza risultati, dal mondo cattolico con il quotidiano Avvenire in prima fila non tanto nel difendere gli interessi delle grandi banche, quanto per affermare con forza i principi di fondo della democrazia economica e dei valori sociali: l’autonomia nel rispetto di regole capaci di garantire la libertà di tutti, la «biodiversità» come elemento capace di rafforzare l’efficienza e la sana competizione sul mercato, la capacità di rapporti diretti con le imprese e le famiglie.

In più occasioni sul giornale dei cattolici l’economista Leonardo Becchetti ha rilevato l’incongruenza e l’irrazionalità di un provvedimento che viola alcuni importanti principi costituzionali. «Il decreto – ha scritto Becchetti il 25 marzo – è un provvedimento affrettato, che minaccia di rivelarsi un boomerang, essendo in palese contraddizione con la libertà di iniziativa economica e con la volontà dei soci proprietari di quote di capitale nel momento in cui hanno deciso di acquistare quote di quelle banche invece che di altre”.

Le ragioni di fondo della forte, ma simbolica, opposizione del mondo cattolico sono state riassunte in un appello al governo firmato all’inizio di marzo da 14 associazioni e realtà della società civile, un appello che partiva proprio dal fatto che «siamo da sempre un Paese ricco delle proprie differenze e della varietà dei propri territori. Il nostro tesoro finanziario è la biodiversità che si alimenta di un fitto tessuto di fondazioni, banche cooperative e popolari e banche SpA, ognuna delle quali con una specifica vocazione e un vantaggio comparato nel servire meglio una parte del nostro mondo produttivo fatto di grandi, medie, piccole imprese e artigianato».

Insieme ad Avvenire hanno fatto sentire la loro voce critica alcuni siti di ispirazione cattolica (come sussidiario.net) e di analisi politica (come formiche.net). I grandi giornali si sono invece schierati sostanzialmente sulle posizioni del governo con una tesi di fondo basata sull’idea che le banche popolari «se la sono cercata» per gli ostacoli e le resistenze che avrebbero messo negli ultimi anni a ogni possibile riforma.

(CHI C’ERA ALLA PRESENTAZIONE DEL LIBRO SULLE POPOLARI SECONDO PIZZI. LE FOTO)

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