Il mio carissimo amico Claudio Petruccioli, commentando la mia nota sui risultati delle elezioni nel Regno Unito, addossa la sconfitta dei laburisti al fatto che Ed Miliband non ha sposato il “blairismo” vincente come, invece, avrebbe voluto fare il fratello sconfitto al congresso. Un argomento, questo, ripreso oggi da alcuni giornali.
Non è il momento, adesso, per spiegare le mie riserve sugli anni di Blair: non certamente assimilabili a quelle di quanti oggi sostengono che l’ex leader laburista fosse uguale o peggio di Cameron. La vignetta di Ellekappa sintetizza bene questa corrente di opinione che circola nella sinistra.
Tuttavia a Petruccioli voglio ricordare che anche Anthony Giddens, da me più volte citato, ha ripetutamente detto che in questa fase politica riproporre il blairismo sarebbe stato un grave errore e che al centro della battaglia politica deve esserci la lotta alle diseguaglianze sociali che si sono paurosamente allargate.
In sostanza è quel che ha fatto Ed Miliband. E io sono con lui, con gli sconfitti, perché hanno posto una questione che considero giusta e caratterizzante di una forza di sinistra, non solo in Gran Bretagna. Nelle democrazie c’è il governo e c’è l’opposizione; e c’è soprattutto la società dove una battaglia come quella condotta dai laburisti lascia un segno positivo.
Adesso, oltre a discutere sul perché questa battaglia non sia stata premiata dal voto (analisi che certamente va fatta), si aprono problematiche controverse: l’Europa e l’europeismo e ciò che avverrà in Scozia dove i separatisti hanno stravinto contrapponendosi a Cameron non solo sulla questione nazionale ma soprattutto sulla questione sociale. Seguiremo con interesse gli sviluppi del dibattito politico in Gran Bretagna.
Su La Repubblica è apparso ha un bell’articolo di Ian Buruma con questo titolo: “70 anni dopo, tornano le utopie che unirono il mondo alla fine della guerra”. Il saggio si conclude con questa frase che a me sembra di grande interesse: “Tornare indietro semplicemente non è possibile, troppe cose sono cambiate (il riferimento è a quello che è avvenuto dopo la fine della guerra). E tuttavia vi è il forte bisogno di una nuova aspirazione verso l’eguaglianza sociale ed economica e la solidarietà internazionale. Non sarà come il consenso del 1945, ma in occasione di questa ricorrenza sarebbe bene ricordare i motivi che di esso determinarono l’affermazione”.
La vittoria di Cameron e la sconfitta dei laburisti sembra contraddire l’analisi di Buruma, ma c’è un torrente carsico nel quale si intravvedono nuove e inedite questioni sociali che attraversano le società. Anche la nostra. E la sinistra non riesce ancora a farlo emergere come forza politica.
Questo a mio avviso è il tema su cui riflettere.
(questo post è stato pubblicato da Emanuele Macaluso su Facebook)