“Non importa chi vince o chi perde le elezioni a patto che lui abbia potere”. Questo era l’incipit di un ritratto che la Bbc dedicò Sir Jeremy Heywood, il Richelieu del Civil Service britannico, il Cabinet Secretary del Governo Cameron, riconfermatissimo anche con il nuovo mandato che i britannici hanno conferito al Primo Ministro Tory. Il suo ruolo – simile per certi aspetti a quello del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri in Italia – è il più delicato all’interno del sistema di Governo del Regno Unito.
Una carriera a Whitehall, la lunga arteria del cuore di Londra centro del potere politico ma soprattutto amministrativo britannico, Sir Jeremy Heywood è stato al servizio di 2 Cancellieri dello Scacchiere e 3 premier. È passato con disinvoltura da John Major a Norman Lamont, attraversando l’epoca del New Labour nello staff di Tony Blair e come segretario particolare di Gordon Brown durante la sua breve premiership, per finire sotto la bandiera blu di David Cameron, l’uomo che lo ha nominato Cabinet Secretary e Capo della Pubblica Amministrazione Britannica dopo le dimissioni di Sir Gus O’Donnell.
Non c’è foglio, atto o vicenda politico-istituzionale su cui Cameron non si sia confrontato con lui durante il Governo di coalizione con i Liberali di Clegg. E tutto fa presupporre che anche con il monocolore Tory, e la prevedibile lotta tra euroscettici e filoeuropei all’interno del Partito, il Premier avrà bisogno dei suoi consigli au dessus de la mêlée. I Tories storcono il naso: “Ma come – dicono dalle parti di Parker Street, quartier generale dei Conservatori – abbiamo aspettato 18 anni un Governo Tory e l’uomo più vicino a Cameron non è uno di noi?”. Ma a Downing Street non ne vogliono sapere. E anche se privatamente Heywood pare non abbia mai gradito la rappresentazione dei civil servant che emergeva da Yes, Prime Minister, la popolarissima serie televisiva degli anni Ottanta, in cui Nigel Hawthorne recitava la parte di Sir Humphrey Appleby, un Cabinet Secretary machiavellico sempre intento a tramare contro il Primo Ministro per difendere gli interessi di Whitehall, quando Sir Humphrey esclama in un episodio “I need to know everything!” – mi occorre sapere tutto – il pensiero non può che andare a Heywood. Dopotutto gli anni della lotta thatcheriana senza quartiere ai burocrati oxbridge di Whitehall sono un lontano ricordo, e il centrista Cameron avrà sì tagliato stipendi e dipendenti della pubblica amministrazione inglese, ma si è anche sempre espresso in modo lusinghiero sulla competenza dei funzionari e dei dirigenti pubblici inglesi.
51 anni, Sir dal 2012, tifosissimo del Manchester United, e con un master alla London School of Economics, Heywood finì sulla prima pagina dello Spectator qualche anno fa con la qualifica di puppetmaster, il “burattinaio” di Cameron. Ma più che muovere fili o tessere chissà quali trame, Heywood ha sempre creduto in un solo valore: quello del lavoro. Ministri e collaboratori raccontano di telefonate ed email nel cuore della notte persino durante le vacanze, quando il Parlamento è fermo e Cameron è in Toscana. Perché per restare in sella un buon civil servant sa che il suo unico dovere è quello di portare avanti il programma e le istanze del suo politico di riferimento. Per arrivare a guidare Whitehall c’è da giurare che Heywood non si sia dimenticato di questa regola fondamentale neppure una volta.