L’unico effetto concreto è il calo delle azioni Telecom Italia, per il resto siamo alle ipotesi, ai desiderata e alla chiacchiera. Il giorno dopo, il grande progetto di affidare all’Enel il piano banda larga a fibra ottica per cablare tutta l’Italia, si stempera in distinguo e precisazioni, ma si riempie di domande. E le domande sono davvero tante.
1- L’Enel torna ai tempi di Wind? Nell’azienda elettrica mettono le mani avanti: non sia mai; noi ci offriamo di portare la fibra nelle abitazioni attraverso i nuovi contatori digitali. E basta? Non proprio, perché in cambio l’azienda vuole ottenere un contratto per la manutenzione e intende utilizzare gli incentivi pubblici. Digitalizzare la rete costa 2 miliardi, per la fibra ottica ce ne sono 6,5 anche se non si capisce se vengono dal bilancio dello Stato, dal piano Juncker o da quale altra fonte. L’Enel finanzia così anche il proprio ammodernamento?
2 – Quando era stato nominato Francesco Starace, si disse che l’azienda doveva concentrarsi sul core business, un mandato che sulla carta riguardava tutte le aziende a partecipazione statale. Dunque, tagliare i debiti, ridimensionare l’espansionismo estero e il gigantismo dell’era Conti, fornire energia elettrica alle famiglie in modo efficiente e al minor prezzo possibile. Adesso si vuole dare anche fibra ottica sovvenzionata dai contribuenti. Dunque, forse l’Enel non diventerà Telenel, però un certo cambiamento nell’area di business c’è. Che cosa ne pensano gli azionisti privati?
3 – Non solo. L’ingresso di Enel nel già confuso e affollato mercato potenziale della banda larga, porta con sé altri operatori. La rete ad alta tensione è di Terna, anch’essa quotata in Borsa. Nelle grandi città ci sono le aziende municipalizzate come l’Acea a Roma o A2A a Milano dove opera anche Metroweb che ha già cablato gran parte della città. Telecom Italia sostiene di aver stanziato 10 miliardi di euro per le città grandi e medie dove la fibra ottica può essere un business profittevole. Le zone periferiche possono essere raggiunte solo se sovvenzionate, come succede del resto per le ferrovie locali e per la Posta. Ma Starace non ha certo intenzione di fare il buon samaritano nei villaggi montani abitati da pensionati. E allora? Non sembra un modello semplice né razionale, cioè le due qualità che rendono qualsiasi investimento un vero business.
4 – E’ stata evocata ancora una volta la Cassa depositi e prestiti tirata ormai in ballo a ogni pie’ sospinto e che in questo caso sta cercando di piazzare Metroweb (a Telecom ma senza cedere il controllo). In che modo possa entrare in campo anche con l’Enel non è chiaro.
5 – Tutto questo ambaradan serve per ammorbidire i vertici di Telecom, mettendoli con le spalle al muro? Cioè il governo punta a colpire il valore di Telecom abbassando il valore della sua rete in rame? Sarebbe una operazione scorretta che richiede quanto meno una censura della Consob se non qualcosa di più (la procura ha preso in carico persino le torri televisive, figuriamoci!). Non crediamo naturalmente che si sia un intento autolesionista, ma allora deve esserci dell’altro. Dicono che serve a portare tutti al tavolo della trattativa, però già non si è combinato niente con gli attuali commensali, figuriamoci se entra in scena un altro semi-monopolista pubblico.
6 – In attesa che vengano chiariti gli interrogativi tecnici e la logica economica del grande progetto di palazzo Chigi, salta fuori un sospetto politico. Il prossimo mese Vincent Bolloré diventa il primo azionista di Telecom Italia e si trova subito sul piatto questa polpetta avvelenata. Si dice e si scrive che il finanziere francese abbia intenzione di fare leva su Telecom per dare una mano al vecchio amico e alleato Silvio Berlusconi. Un triangolo tra Telecom, Vivendi (dove Bolloré è primo azionista, presidente, stratega e leader indiscusso) e Mediaset. Ebbene, con un’azienda italiana depotenziata se non proprio impoverita, il nuovo socio di riferimento dovrà pensare soprattutto a rendere competitivo l’ex monopolista telefonico italiano. Il resto si vedrà. A meno che B & B non si decidano a baciare la pantofola. Con un chiaro sottofondo politico. Berlusconi ha sbagliato tutte le ultime mosse dal no a Mattarella alla fine del patto del Nazareno. I risultati elettorali, del resto, stanno lì a dimostrarlo. Gli elettori berlusconiani si dividono, una parte va con Salvini, è vero, ma la gran parte, la maggioranza silenziosa, i moderati che il Cavaliere aveva conquistato, se ne stanno a casa.
7 – Dietrologia? A pensar male a volte (anzi spesso) ci si azzecca. L’Enel è un’altra carta giocata nel poker renziano? Francamente, allo stato attuale il progetto appare più politico che tecnico. La fibra ottica può attendere, il 2020 è lontano. Molto più vicina è la partita al Senato sulle riforme istituzionali. E se alle prossime regionali la musica suona come quella alpina ascoltata in Trentino, Alto Adige e Val d’Aosta, allora il gran tattico Renzi avrà messo a segno un’altra delle sue abili mosse.