L’Italicum è legge. La discutissima legge Calderoli, và definitivamente in pensione – anche nella “forma morbida” dopo il pronunciamento della Consulta – finisce l’epoca del Porcellum, ma non quella delle polemiche politiche sulla legge che determina il sistema di elezione dei nostri rappresentanti in Parlamento.
I TECNICISMI
La vera novità sbandierata da Renzi, che insieme al ministro Boschi ha messo il cappello sulla riforma, è quella del premio di maggioranza che scatta solo a chi arriva primo (partito) alle urne con almeno il 40% delle preferenze o che vince al turno di ballottaggio. Una riforma che và verso il così detto premierato forte o presidenzialismo all’italiana, che non è detto risolva al cento per cento il problema della governabilità, ma che tenta, attraverso il nuovo sistema di ingessare partiti e politici. Problemi non di poco conto gli sbarramenti, contestati – giustamente – da molti politologi, in quanto troppo bassi (3%). Infine, ma non da ultimo, la questione dei capolista bloccati (così detto “diritto di tribuna”) e il ritorno alle preferenze. Posizioni diverse e polemiche incrociate su chi voleva le liste bloccate in stile Porcellum e chi ritiene la questione dei capolista “vincolante” per il potere dell’elettore.
LA POLITICA
Nel frattempo c’è una minoranza del partito di governo (Partito Democratico), che non ha votato la fiducia sull’Italicum, di fatto aprendo scenari di scissione, che si denotano con le prime fuoriuscite del gruppo parlamentare. Renzi non sembra impaurito da scenari che vedrebbero il PD più debole. Convinto di poter trovare in Parlamento altre maggioranze e appoggi nelle opposizioni, forse, potrebbe rischiare di frantumare la maggioranza dall’interno, provando di fatto la questione del premierato forte sulla sua pelle. La verità allo stato attuale delle cose, è che l’Italicum è legge e piaccia o non piaccia è stato approvato un punto programmatico su cui Renzi chiese la prima fiducia alle Camere a inizio mandato. Forza Italia ne è uscita abbastanza indebolita e divisa, con la linea dura dettata dai vertici recepita solo da una parte dei gruppi parlamentari. Forti, quanto meno per coerenza di contrapposizione Movimento 5 Stelle e Lega Nord, che infatti risalgono nei sondaggi, e in lieve calo lo stesso PD, rafforzato però – forse per la prima volta – della leadership di governo, debole però, sul piano politico, tra chi non vota la fiducia e chi scende in piazza con la scuola a manifestare contro il governo. Debole anche del fatto che le ideologie liberal-democratiche della sinistra italiana cozzano con l’elettorato moderato e di centrodestra che si avvicina al partito del premier.
RIFORME
L’Italicum, però, che entrerà in vigore da luglio, è una riforma parziale, in quanto modifica solo il meccanismo di elezione della Camera dei Deputati, non toccando quello del Senato, dove si attende la riforma. Solo questa – quella istituzionale e Costituzionale – potrebbe rivoluzionare il sistema politico italiano. Anche qui, si gioca sui numeri. Perché al di là del referendum che ci sarà, il problema rimane l’approvazione in Parlamento. Il governo tira dritto, e tutto si gioca sulla tecnica del bastone e la carota con la minoranza interna del PD da una parte e con le opposizioni dall’altra. Una riforma dopo l’altra attendendo chi sarà il prossimo ad uscire dalla battaglia con le ossa politiche rotte.