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Il ruolo degli esclusi alle elezioni regionali

Sul voto di domenica prossima, finite le ideologie e in forte crisi i tradizionali valori culturali di riferimento, sarà determinante il ruolo che verrà giocato dai componenti della stratificazione sociale in cui si compone la realtà italiana.

Accanto ai quattro stati che nella mia euristica teoria ho cercato di rappresentare il sistema sociale dell’Italia (la casta, i diversamente tutelati, il terzo stato, il quarto non Stato) una posizione del tutto particolare assumerà quella speciale e drammatica realtà di coloro che potremmo definire  “gli esclusi”.

Vanno considerati in tale stratificazione i disoccupati privi di ogni tutela (oltre tre milioni), i lavoratori precari (3.400.000), il drammatico 43% di disoccupati giovanili senza futuro (oltre 750.000), gli esodati senza speranza. Di questi ultimi non si conoscono le cifre esatte.

Dallo Stato non giungono cifre coerenti: nel dicembre 2011 – i ministri del Lavoro (Elsa Fornero) e dell’Economia (Mario Monti) individuano in 65.000 gli esodati da considerare ‘lavoratori salvaguardati’; nell’aprile 2012 – l’INPS annuncia che gli esodati sono 120.000; nel  giugno 2012 – l’INPS porta il numero degli esodati a 390.000. Ancora diverse e più consistenti le cifre fornite dai sindacati.

Tra disoccupati, esodati e lavoratori precari, possiamo affermare che siamo in presenza di quasi sette milioni di persone, in qualche maniera espulsi o ai margini del sistema produttivo e di tutela, raggruppabili in un quinto stato, quello degli esclusi.

Acquisito che la casta autoreferenziale e ben intenzionata ad autoperpetuarsi, l’unica direttamente interessata a ciò che accade con i meccanismi elettorali della rappresentanza, domenica non diserterà le urne, le vere variabili indipendenti e largamente maggioritarie rispetto all’esigua minoranza dei privilegiati, sono i componenti di tutte le restanti stratificazioni sociali che determineranno gli esiti elettorali del voto di Maggio.

I diversamente tutelati seguiranno, con la più o meno forte coerenza con i propri antichi valori, soprattutto gli interessi collegati e collegabili alle liste in gioco nelle diverse realtà territoriali, con un grado di astensionismo meno pronunciato di quello che prevedibilmente sarà sostenuto dal terzo stato produttivo privo di significative e solide rappresentanze politiche.

Il quarto non Stato illegale opererà, come sempre, trasversalmente a favore degli uni o degli altri secondo le più opportune convenienze, mentre sarà proprio la drammatica realtà sociale degli “esclusi” che potrà far pendere l’ago della bilancia pro o contro il governo e pro o contro gli altri rappresentanti delle residue e fragili formazioni partitiche.

Come già annunciato dal voto amministrativo spagnolo del 24 maggio, Domenica 31 Maggio  potrebbe essere l’occasione favorevole per i populismi italici, con un prevalere dello scontro tra due leadership giovanilistiche, quella di Renzi e quella di Salvini, espressione di un livello assai scadente dell’attuale politica italiana.

Comunque vada, dopo il voto di domenica, un grande tsunami si annuncia tra e nelle forze politiche di tutti gli schieramenti in campo e dal 1 giugno si dovrà lavorare intensamente per concorrere alla ricostruzione degli assetti politici del nostro Paese.

Ettore Bonalberti

www.alefpopolaritaliani.eu

www.insiemeweb.net

www.don-chisciotte.net

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