Riceviamo e volentieri pubblichiamo
Siamo sicuri che l’unità sindacale sia un bene? Ho più di un dubbio che “uniti nella lotta”, possa servire a relazioni industriali degne del terzo millennio, relazioni fatte per creare lavoro e reggere la competitività.
Oggi è necessario avviare un processo, anzi no, non perdiamo altro tempo: oggi è necessario uno strappo che crei competizione tra le sigle e antagonismo produttivo nei confronti delle imprese. Il sindacato non è in salute e le solite medicine (comizi, scioperi, cortei e concertoni) pare non facciano effetto; bisognerebbe cambiarle o, meglio ancora, farsi un bel check up come sembra aver fatto la Confindustria.
Viale dell’Astronomia ha mandato segnali inequivocabili: cambio del modello contrattuale e della governance. Non è faccenda di poco conto e già il direttore generale, Marcella Panucci, senza se e senza ma, aveva richiamato tutti sull’opportunità di mettere mano alle relazioni sindacali, “prima che ci pensasse qualcun altro” (leggi Renzi) con conseguenze preoccupatamente prevedibili. Dalle centrali sindacali arrivano solo rumorosi silenzi. Ma non è del tutto vero.
Gigi Petteni, segretario confederale della Cisl e soprattutto ex segretario della Lombardia, la maggiore regione per tasso di sindacalizzazione e d’insediamento industriale, ha detto che il problema va affrontato, “meglio se in modo condiviso da tutti, altrimenti si fanno gli accordi con chi ci sta”. Una dichiarazione di guerra ai teorici dell’immobilismo militante e anche un solco ben tracciato. Come si sa il solco lo traccia l’aratro ma è la spada che lo difende. In questo caso la spada, sempre se vogliamo dare fede ai rumorosi silenzi, potrebbe (sottolineo il potrebbe) essere il contratto unico dell’industria e la mai pienamente realizzata riforma delle categorie di rappresentanza e merceologiche.
Tradotto per chi il sindacalese non lo mastica, sarebbe la creazione di un sindacato dell’industria in grado di fornire una cornice nazionale di norme e diritti uguali per tutti, con un’ampia delega ai sindacati territoriali e aziendali che diventano i veri titolari della contrattazione. Questa la sfida, questo il futuro.