Il viaggio è sempre questione di filologia. Identità, cultura, tradizione, costume. Tutto fa brodo, e quello primordiale, – brodo -, è filologia per definizione.
Prendete il Brasile. Vai a Rio e dopo il Cristo Redentore che abbraccia perfino i turisti sessuali, solidale con loro più di Papa Francesco tollerando l’aborto delle donne sfortunate in amore, denaro e precauzioni, visiti Lapa. Scopri che è una delle zone più caratteristiche della città, nel cuore del centro, di un fascino unico – sia di giorno sia di notte – quello del bianchissimo acquedotto percorso da una strada ferrata su cui non passano più i treni e che l’attraversa nel suo groviglio di negozi, locali e vicoli ambigui dove tutto può succedere.
Poi ti sposti a San Paolo e scopri che, anche in quella che è considerata la capitale finanziaria del paese, c’è una zona che si chiama Lapa. Zona industriale e produttiva.
Conti alla mano, San Paolo produce, da sola, quasi il 40% del PIL dell’intero Brasile. Ha, in altre parole, tutto il resto del paese caricato sullo stato di famiglia. Però, se parli con uno di Rio, lui ti dice che non è così. Che anche Rio contribuisce al PIL in grande misura. Verrebbe da dire che c’è manu-facturing e mani-facturing. Una cosa è Lapa a Rio, una cosa è Lapa a San Paolo.
Poi, però, uno torna in Italia e pensa alla propria di Lapa. In Sicilia, per esempio, la Lapa è il veicolo a tre ruote che, di mattina, grazie al connesso altoparlante, permette di svolgere l’attività di distribuzione al dettaglio di prodotti ortofrutticoli. Pensateci bene, è la più importante fonte di reddito del belpaese. E cos’è Eataly se non la realizzazione su larga scala della Lapa sicula? E non è EXPO una Lapa international? Insomma è sempre una questione di banane, melenzane e meloni.
Ecco dunque la chiave: prodotti della terra e turismo. Questa deve essere la politica industriale dell’Italia. E per incrementare il PIL, poi, basta fare come a Rio: pensare a banane, melenzane e meloni anche come parti anatomiche. Con tanto di Papa benedicente.
Lapa, questione di filologia e di politica industriale
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