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Lavoro, perché lo sgravio Irap non eccita il Sud

Questa ricerca esamina gli effetti territoriali provocati dall’evoluzione della normativa fiscale relativa all’IRAP introdotta nel periodo 2011-2014 e gli effetti potenziali che potrebbero derivare dall’applicazione delle nuove misure inserite nella nuova Legge di Stabilità del 2015 (cfr. art. 1, commi 20, 21 e commi da 118 a 122). L’analisi degli effetti ottenuti in ciascuna ripartizione territoriale in cui è suddivisa l’Italia ha l’obiettivo di verificare l’efficacia delle politiche fiscali adottate ai fini della crescita delle imprese nel Mezzogiorno.

Gli incentivi previsti in queste norme, mentre allargano la platea delle imprese che possono beneficiarne (tutte le imprese, ad esclusione del settore dell’agricoltura e dei lavori domestici) in presenza di nuove assunzioni a tempo indeterminato, sono meno favorevoli per le imprese del Mezzogiorno rispetto all’assunzione delle figure di lavoratori previste dalle leggi 407/1990 e 92/2012, poiché il limite massimo di decontribuzione degli oneri sociali previsto nella LS15 (8.060 euro) è inferiore alla decontribuzione degli oneri sociali completa (100% contributi INPS e INAIL) che poteva essere assicurata alle imprese dall’applicazione delle leggi 407/1990 e 92/2012 (circa 11.360).

Al contrario, gli incentivi previsti nei commi predetti per le imprese del CentroNord sono superiori a quelli ottenibili in base alle leggi precedenti (8.060 euro è un valore superiore al 50% della massima decontribuzione ammessa dalla normativa precedenti a favore dell’assunzione di disoccupati di lunga durata e apprendisti)4 . Per queste ragioni la soppressione della legge 407/1990 risulta più dannosa per i datori di lavoro delle imprese meridionali rispetto ai potenziali benefici derivanti dalla riduzione degli oneri contributivi prevista dai commi da 118 a 122.

Leggi qui la nota di ricerca completa


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