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L’origine e la meta della conoscenza

Il libro appena edito dalle Edizioni Ares sull’opera di Emanuele Samek Lodovici (1942-1981) L’origine e la meta (a cura di Gabriele De Anna, Milano 2015, pp. 280, € 16.00), ha il pregio di presentare per la prima volta un testo inedito del filosofo cattolico prematuramente scomparso a seguito di un incidente automobilistico. Si tratta della trascrizione della sua ultima conferenza pubblica, tenuta 40 giorni prima di morire, intitolata Educarsi all’“intelligenza” (pp. 19-32).

L’educazione all’intelligenza, intesa da Samek Lodovici come educazione alla vita riuscita e feconda, secondo la sua tipica visione metafisica non può che essere conseguita previa l’impostazione di alcune essenziali regole per la ricerca della verità. Queste ultime, poi, richiedono necessariamente una corretta gerarchia delle conoscenze, che sappia riconoscere a sua volta al proprio vertice un Principio trascendente creatore e identificabile in somma Sapienza e Giustizia.

Coltivare le virtù necessarie ed evitare il male

Ma quali sono le “regole” che, secondo Samek Lodovici, servono per tentare, almeno in parte, di scoprire e ammirare la verità? O quelle che possono comunque aiutare la ragione umana a conoscerla il più possibile?

Innanzitutto l’umiltà, come riassume in un recente articolo il figlio di questo filosofo siciliano ma milanese d’azione, Giacomo Samek Lodovici, anch’egli metafisico: «Bisogna essere umili, ed evitare l’orgoglio, perché chi è orgoglioso difficilmente riconosce di sbagliare e persevera nel difendere una tesi falsa per non dover ammettere di aver sbagliato».

«Del resto – continua Giacomo Samek Lodovici, che è attualmente docente di Filosofia della storia e Storia delle dottrine morali all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano –, per conoscere bisogna voler conoscere ed esercitare virtù preziosissime nella ricerca intellettuale, come la fortezza, l’onestà intellettuale, la costanza, ecc. Bisogna inoltre anche evitare il male. Infatti, chi compie il male non solo fa fatica a compiere in concreto il bene, ma fa anche fatica a capire qual è il bene, o non arriva più a comprenderlo. La distorsione della comprensione morale è simile (l’analogia è di Aristotele) a quella del gusto: chi è malato giudica erroneamente i sapori (oppure sente freddo/caldo quando invece la temperatura è gradevole), perché le sue disposizioni fisiche sono alterate e perciò il gusto è falsato. Chi è lussurioso, ad esempio, fatica a percepire che la temperanza è bene e chi è temerario fatica a percepire che la cautela è (a volte) una virtù» (Giacomo Samek Lodovici, Le regole della ricerca della verità, in Il Timone, anno XVII, n.143, maggio 2015, p. 31). 

Af-fidarsi ad una solida Rivelazione

Secondo il pensiero di Emanuele Samek Lodovici, oltre ad esercitare la ragione quanto più possibile, occorre anche essere consapevoli che essa da sola non può formulare una risposta definitiva sul senso della vita. L’ultimo passo della ragione, infatti, dovrebbe essere quello di riconoscere di non essere onnipotente e dunque di non poter quindi conoscere tutte le cose. Per questo, paradossalmente, il razionalismo si configura come una forma di fideismo, perché crede, in forza di una fede cieca e incrollabile, che la ragione possa conoscere la totalità della realtà, squadernandola tutta, prima o poi.

La gnosi, “anima” dell’utopia rivoluzionaria contemporanea

Oltre al saggio inedito Educarsi all’“intelligenza”, il resto del volume curato dal filosofo dell’Università di Udine Gabriele De Anna, si compone di 11 saggi, dei quali sono Autori altrettanti studiosi di diversa estrazione ed impostazione culturale come, fra gli altri, oltre allo stesso curatore, Angelo Campodonico, Antonio Allegra, Lucetta Scaraffia, Francesco Russo, Matteo Negro e Danilo Castellano. Tutti mettono a fuoco uno o più degli svariati aspetti del pensiero di Samek Lodovici, con particolare attenzione alle sue originali interpretazioni del pensiero contemporaneo, del quale mise in luce le profonde radici gnostiche, nonché il contributo storiografico sull’opera di classici come Agostino e Plotino.

Quando morì a soli 38 anni nel 1981, questo filosofo milanese di origini siciliane si era già imposto nel mondo “contro-culturale” italiano, conquistando la stima di intellettuali scomodi al pensiero marxista dominante come Augusto Del Noce e Vittorio Mathieu. Nei suoi interventi pubblici e in quelli scritti per la rivista “Studi Cattolici”, Samek Lodovici ebbe infatti il merito di combattere contro varie forme di riduzionismo anti-metafisico, elaborare specifiche chiavi di lettura della filosofia dei massmedia, denunciare le nascenti manipolazioni linguistiche con ricaduta politico-culturale. Fra queste ultime, particolarmente dirompenti, sono a suo avviso quelle riguardanti il femminismo. Alle prese di posizione samekiane su quest’ultimo tema è dedicato il saggio di Lucetta Scaraffia Gnosticismo e femminismo (pp. 169-182), nel quale la storica cattolica mostra come Samek Lodovici fu in grado di leggere con decenni di anticipo il tentativo d’indifferenziazione dell’umano portato avanti da alcune frange della Rivoluzione del Sessantotto, che poi sono deflagrate nell’attuale ideologia gender.

Nei saggi di Antonio Allegra (Trasformazione e perfezione. Temi gnostici, pp. 151-168), Francesco Russo (Alle radici della società neognostica. Emanuele Samek, Lodovici e Augusto Del Noce, pp. 183-198) e Danilo Castellano (La gnosi come “anima” dell’utopia rivoluzionaria contemporanea, pp. 257-274), è valorizzata la “cultura del ricordo” che, in contrapposizione all’immanenza gnostica ed al fine di onorare l’Origine dell’essere, che è anche la Meta di ognuno, fu al centro della proposta etico-filosofica di Emanuele Samek Lodovici.

Per accedere direttamente ad alcuni degli articoli e saggi pubblicati tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Ottanta dal filosofo cattolico, i quali conservano per molti versi ancora una notevole attualità, è disponibile il sito www.emanuelesameklodovici.it.


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