Dopo la Libia, sarà nei Balcani il nuovo teatro di crisi a un tiro di schioppo dall’Italia? L’ipotesi non è peregrina e qualche segnale c’è già, anche se Palazzo Chigi non sembra farci troppo caso, per il momento.
IL CASO MACEDONE
Fino a poco tempo fa, spiegano gli analisti, il governo si disinteressava dei destini di Tripoli, mentre ora pare accordargli la giusta attenzione, seppur con un esecutivo diviso sul da farsi. La stessa cosa pare replicarsi nella Fyrom – più nota come Macedonia – dove secondo fonti diplomatiche Renzi e la Farnesina sottovalutano quanto accade.
LA SITUAZIONE
Il Paese, dove è in atto una profonda crisi politico-istituzionale, cerca da tempo di entrare nell’Unione europea e di avvicinarsi alla Nato, nonostante la forte opposizione della Grecia (e, dietro le quinte, di Mosca). Sulla situazione attuale pesano infatti le ingerenze russe sempre più forti. Come mai? Skopje, insieme alla Turchia, alla Grecia ed alla Serbia, è interessata dall’attraversamento del gasdotto Turkish Stream, l’alternativa del Cremlino all’ormai accantonato South Stream, l’infrastruttura per rifornire l’Europa del gas russo senza passare dall’Ucraina. L’instabilità del Paese mette a repentaglio questi piani, scatenando le ire di Mosca. Tutto ciò potrebbe portare in breve tempo a nuove frizioni tra Mosca e Washington, a un passo dall’Italia e dunque dall’Unione.
IL VIAGGIO DI MATTARELLA
Chi sembra aver ben chiara l’importanza strategica dei Balcani è invece il Quirinale. Il capo dello Stato Sergio Mattarella che è stato ieri in Serbia e oggi in Montenegro dove completerà il suo tour nell’area, dopo le visite del mese scorso in Slovenia e Croazia. Obiettivo: favorire gli scambi commerciali, ma anche rifocalizzare l’attenzione dell’Europa su questi due Paesi e favorirne l’integrazione nell’Ue, visto che entrambi sono candidati a entrare nell’Unione europea. Uno scenario che porterebbe, senza dubbio, a una maggiore stabilità regionale, nonostante i tentativi russi di seminare zizzania anche in Kosovo.