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Così Foreign Policy racconta come l’Italia (non) controlla i migranti

Dopo il primo tentativo fallito, Bruxelles avrebbe approntato un secondo piano da proporre ai governi dell’Unione sulla redistribuzione obbligatoria di 40 mila dei migranti in fuga dalle guerre, quelli che hanno attraversato il Mediterraneo e sono sbarcati sulle coste italiane.

LE ULTIME DECISIONI DI BRUXELLES

Secondo le prime indiscrezioni riportate da La Stampa, il 60% di questi verrà prelevato dall’Italia (24 mila, poche ore fa era stato comunicato 22 mila), il resto dalla Grecia (16 mila). Una mossa che, almeno in parte – spiega il quotidiano diretto da Mario Calabresi -, alleggerirebbe il peso che grava sui centri di accoglienza «dei due paesi più esposti all’emergenza e, per la prima volta, creerebbe un meccanismo di solidarietà obbligatorio per riallocare chi ha diritto alla protezione». La situazione nei nostri mari è davvero critica. Secondo l’Agenzia per i rifugiati delle Nazioni Unite, solo nel 2014, quasi 3.500 persone sono annegate nel tentativo di attraversare il Mediterraneo in cerca di una vita migliore in Europa.

LA STORIA DI MUHAMMAD RACCONTATA DA “FOREIGN POLICY”

È significativa la storia raccontata su Foreign Policy da Muhammad, un ragazzo di 32 anni che assieme ad oltre 350 altri migranti, per lo più siriani come lui, è rimasto per ben nove giorni bloccato sotto coperta, in balia delle onde, dopo aver pagato 6.000 dollari per approdare sulle coste europee e chiedere il diritto di asilo. Ad un certo punto del viaggio, spiega Muhammad, il capitano della nave per paura di essere arrestato dalle autorità italiane, invece di fare rotta verso l’Italia ha navigato vicino alle coste della Libia orientale, dilaniate dalla guerra. Dopo sei giorni in mare, ha abbandonato l’imbarcazione stracolma di migranti, saltando su una seconda barca. «La nave era molto simile a una bara galleggiante», ha raccontato Muhammad. «Tutti noi avevamo paura che si sarebbe capovolta e saremmo annegati».

L’APPROCCIO CON LE AUTORITÀ ITALIANE

Fortunatamente il capitano aveva lasciato a bordo un telefono satellitare e Muhammad ha chiamato il  numero della Guardia Costiera italiana che un altro passeggero aveva, per caso, con sé. Presto sono arrivati i soccorsi e una nave ha trasportato i migranti verso il porto siciliano di Catania, dove una volta raggiunta la terraferma sono stati trasferiti in un centro per rifugiati. Muhammad spiega di essere rimasto sorpreso nel constatare che le autorità italiane non erano minimamente interessate a capire da dove venissero e dove fossero dirette quelle centinaia di migranti. «Nessuno ci ha fatto registrare una volta raggiunta l’Italia», spiega. «Nessun membro della guardia costiera, né poliziotto ci ha mai chiesto se avevamo i documenti. Nessuno ha voluto una nostra foto, le nostre impronte digitali, nessuno ci ha chiesto chi eravamo», continua. «Molti di noi sono scappati, nessuno ci ha fermati».

LA DESTINAZIONE DEI MIGRANTI

Infatti, spiega il migrante, nessuno di loro aveva intenzione di restare in Italia, dove «i centri di accoglienza sono pessimi». Secondo Muhammad tutti i migranti sulla barca erano intenzionati sin dall’inizio a dirigersi verso la Germania, la Svezia o l’Olanda. Perché tutti questi paesi fanno parte dell’area Schengen e, una volta superati i controlli praticamente inesistenti in Italia, si può viaggiare liberamente in qualsiasi altro di questi Paesi.

IL PERICOLO DI INFILTRAZIONI TERRORISTICHE A CAUSA DEGLI SCARSI CONTROLLI 

Raggiunta la Germania, Muhammad si è sottoposto a tutti i controlli della polizia, ha fatto richiesta di asilo, ed è stato registrato come rifugiato. Oggi ha documenti temporanei e una stanza in un centro rifugiati di Berlino. E se il lassismo alle frontiere italiane gli ha certamente spianato la strada verso la sua nuova vita, Muhammad teme che altri possano sfruttare questa “debolezza” per «scopi nefasti». «Qualsiasi terrorista dell’ISIS sarebbe potuto entrare in Italia e avrebbe allo stesso modo continuato tranquillamente il suo “viaggio” in Europa. Senza alcun problema», spiega il ragazzo. «I membri dell’ISIS possono potenzialmente portare con sé fucili e bombe, perché in Italia nessun bagaglio viene controllato».

Non solo Muhammad. Una dozzina di interviste con richiedenti asilo siriani che di recente hanno attraversato il Mediterraneo per raggiungere l’Europa illegalmente – e che vivono nei Paesi Bassi, in Germania, e in Svezia – hanno rivelato storie simili. In tutti questi casi, i migranti hanno dichiarato di non essere stati registrati dalle autorità italiane, e che la polizia italiana non si è curata affatto che abbandonassero i centri per rifugiati per prendere il primo treno alla volta dei paesi dell’Europa occidentale e del nord.

I DATI DELL’AGENZIA PER I RIFUGIATI DELLE NAZIONI UNITE

Quasi tutti i rifugiati siriani in Europa hanno intrapreso questo viaggio dal nord Italia. Secondo l’Agenzia per i rifugiati delle Nazioni Unite, circa 217.724 siriani hanno fatto richiesta di asilo nell’Unione europea tra aprile 2011 e dicembre 2014. E anche se la maggior parte di questi migranti è arrivato in Italia, solo 1.967 di questi – meno dell’1% – vi è rimasto. Le destinazioni più gettonate sono i paesi ricchi del Nord Europa e della Scandinavia: 59.529 siriani hanno fatto domanda di asilo in Germania, 53.750 in Svezia e 11.710 nei Paesi Bassi. La mancanza di controlli nel nostro Paese, tuttavia, sta sollevando il timore, sempre crescente tra i leader europei, che terroristi possano infiltrarsi tra chi cerca legittimamente di sfuggire alla guerra.


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